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0307 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 307 (Grayscale High Resolution Image)

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doi: 10.20676/00000174
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FRA BALTISTAN E LADAK   263

cui nome, con quell' aggiunta, — Bot, cioè buddista, messa a distinguerlo dal semplice Carbu in valle Dras, e dall' Iogma Carbu tra Ciktàn e Sangiàk, — mostra che siamo qui veramente entrati nel Ladàk. A vero dire, però, siamo ancora in quella zona di transizione della quale ho detto.

Interessante, questa alta valle di Bot Carbu, fino al Fotu-la, pel quale si passa in quella di Lamajuru ; e questa pure interessante, in specie nelle vicinanze del villaggio e del celebre monastero, perchè tutto quanto il suo fondo è come invaso dai sedimenti lacustri formatisi in un tempo geologicamente molto recente ma, — ben inteso, — quando l' uomo non aveva ancora aggiunto le sue meraviglie a quelle del paesaggio naturale. Caratteristiche, sopra tutto, sono le forme assunte dalle argille del vecchio lago, le quali appaiono identiche alle tipiche « crete » del nostro Senese toscano.

~

* s:

Breve fermata a Lamajuru, tanto per visitare il celebre monastero, misurare i primi Ladachi, raccogliere elementi per ricostruire la storia geologica della regione, ed attendere i compagni ritardatari. Poi, mentre i fisici piantavano qui le loro tende per un' altra delle loro serie di osservazioni, altri due compagni, i quali non erano trattenuti da speciali occupazioni, preferirono seguirmi, perchè il mio itinerario irregolare e tortuoso, tra Lamajura e Le, doveva condurmi anche a visitare i principali gompa della regione.

Quell' itinerario infatti (9-18 marzo) rimase per me, e credo anche per i miei compagni, uno dei più interessanti.

Da Lamajuru scesi, infatti, a Calatzè sull' Indo. Per via richiamarono la mia attenzione vecchie iscrizioni e figurazioni graffite e incise su roccia, delle quali già alcuni esempi avevo veduto a Mulbà, senza parlare dei minori e meno significativi, che sono sparsi un poco da per tutto. Ma qui a Calatzè assistei anche, per la prima volta, ad una solennità religiosa in un piccolo santuario buddista. Non era che il principio : ad altre, ben più notevoli, assistei nei templi di Timisgàn, e, presso alla fine di questa escursione, ebbi occasione di vedere, nel grande monastero di Piàng, la più grande festività dell' anno, celebre per la ricchezza dei costumi e per la cornplicanza delle danze simboliche.

Da Calatzè due vie, su per giù parallele, conducono a Spìtuk, che è ormai nelle vicinanze immediate di Le : la via consueta, che risale quasi sempre l' Indo, e la così detta « via alta », che se ne mantiene ad una certa distanza sul fianco destro, e che alla prima si unisce solo per brevi tratti, sovra tutto nell' ultimo. Il duplice scopo, che mi conduceva a farmi una migliore idea delle condizioni naturali, — geologiche e morfologiche, — della gran vallata, ed a visitare quanti più fosse possibile dei maggiori gompa, mi fece seguire ora 1' una ed ora 1' altra delle due vie.

Seguii la via bassa tra Calatzè e Nurla, di qui raggiunsi per una valletta laterale il villaggio di Timisgàn, dal quale per la via alta oltrepassai Himis Sciukpà,

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