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0336 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 336 (Grayscale High Resolution Image)

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doi: 10.20676/00000174
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CAPITOLO NONO

relativamente non antichi (ben inteso : per noi geologi !), il cui affioramento segue la valle dell' Indo da Calatzè fin presso all' altipiano delle Rùpsciu.

Fu una gita molto fruttuosa. Ma evidentemente la fortuna ci aiutò. Perchè, infatti, di fossili simili a quelli che mi aveva dato l' amico Hashmatullah Khan non trovammo nessuna traccia, come in verità mi aspettavo ; ma ne trovammo altri e molti, anche se in imperfetto stato di conservazione, e ne facemmo ampia raccolta. Il ritrovamento era importante. Nella letteratura scientifica esiste la citazione, un poco vaga, di un fossile di età uguale a quella delle molte specie che noi abbiamo raccolto, proveniente da una località non lontana ; ma, — vedi combinazione, — in questa località affiorano roccie tali che fanno escludere il ritrovamento di quel fossile ! Era quindi una specie di « rebus » geologico, che non si poteva spiegare se non con qualche confusione di cartelli, come doveva essere avvenuto dei pretesi fossili delle vicinanze di Scìgar, dove spesi invano tanto tempo per ritrovarne le traccie.

È nota la poca penetrabilità di tutta quanta la regione di Zànscar, la quale si identifica con il bacino idrografico del fiume omonimo, il principale affluente di sinistra dell' Indo. Di questa poca penetrabilità avemmo una chiara idea nella nostra gita, sapendo che la valle di Rùmbok, pur così aspra e senza un vero sentiero tracciato, costituisce forse la più facile via per entrare nello Zànscar. Ma una volta entrativi, le difficoltà crescono assai, quando lo si voglia percorrere : lo comprendemmo subito, anche nella nostra breve esperienza.

Non importa che mi soffermi a dire quale fu il nostro lavoro : cercare fossili. Ciò che significa percorrere lentamente il cammino con gli occhi fissi a terra, e risalire le vallecole, i burroncelli laterali, fare un rilievo di dettaglio per collegare tutti quanti gli affioramenti fossiliferi ; poi, durante le intere serate, avvolgere con gran cura la nostra preda preziosa.

Passammo lo Scingo-la, ancora tutto coperto di neve, e per l' altro versante scendemmo nel bacino dello Zànscar verso il villaggio di Schìo, dove fiorisce una piccola industria locale, quella cioè degli oggetti in ottone. E maraviglioso vedere con quale rapidità ed abilità questi artefici compiono il loro lavoro, pur con mezzi e con strumenti semplici e primitivi. Volli ordinare una teiera : una di quelle belle teiere in ottone, il cui manico e il beccuccio rappresentano draghi involuti, sempre di fine fattura, e il cui coperchio è sormontato da un fior di loto stilizzato. Mi furon chiesti quattro giorni di tempo. Io ne pretesi due soli, promettendo poche rupie di premio sul prezzo stabilito. E quando dopo due giorni ritornavamo a Schìo la teiera era pronta : il premio era ben meritato !

Ci spingemmo fino a Cilìng, sulla riva sinistra dello Zànscar. Non varrebbe la pena di aggiungere altre parole, se non che lo scopo di questa nostra punta era geologico. Può interessare, però, — per chi per caso abbia desiderio di conoscere quali ostacoli impreveduti si possano incontrare in queste regioni, — può interessare l' accenno al tempo che dovemmo perdere prima di avere attraversato lo Zànscar.