国立情報学研究所 - ディジタル・シルクロード・プロジェクト
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Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 | |
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1 |
302 | CAPITOLO DECIMO |
si fece tutta su neve, ma nella traccia rassodata dal passo delle nostre carovane di trasporto. In due ore toccammo il sommo del Ciang La, a 5598 m. di altezza, (') una ampia sella coperta di neve alta che seppelliva per metà il Ihato, la piramide di pietre tradizionale, e lasciava appena scorgere il sommo di due muri costrutti attraverso al colle, opera di difesa dell' epoca dell' invasione Sikh. Le nubi e le nebbie non lasciavano vedere nulla intorno. L' ultimo viaggiatore che aveva traversato il colle prima della spedizione era stato il Dainelli, circa un mese innanzi, nel suo ritorno a Lè dal lago Pàncong. Di là del passo, sul versante Nord, y' era un' enorme quantità di neve, senza confronto maggiore che sul versante dell' Indo ; ma la traccia era ottima. Si scende per balze successive intercalate a terrazze pianeggianti, poi fra antiche morene marginali. Più sotto la valle si restringe e diventa una gola ; e qui, in fondo ad un vero pozzo è il luogo di campo, un piccolo ripiano sgombro dalla neve, ma coperto da un alto strato di sterco secco di cavalli, di jak e di zho. Arriviamo alla tappa che ha smesso di nevicare ; ma s' è levato un vento uggioso che ci riempie gli occhi e le narici e anche i piatti del desinare della sudicia polvere che copre il suolo.
Più oltre, la valle del Ciang La è di nuovo formata a terrazzi digradanti, sui quali il torrente, ostruito dal gelo, è dilagato, formando vaste ghiacciaie, spesse in qualche punto oltre un metro. Finiamo per sboccare in un grande incrocio di valli, principali fra esse la Inciu, che discende da Ovest, e la Durgup da Sud-Est, la quale ultima conduce al villaggio Tancsè, centro di una certa importanza, il solo nelle vicinanze dove si trovino animali da nolo, ed, in piccola quantità, anche provviste. Noi scendiamo nella valle Inciu, ne traversiamo il torrente sopra la sua confluenza col Durgup, e seguitiamo poi, su e giù per erti contrafforti della costa sinistra del vallone formato dalla confluenza dei precedenti, fino al suo sbocco nello Sciàiok. Si apre ai nostri occhi il panorama della vastissima valle, dove viene a terminare proprio in faccia a noi la grande catena divisoria fra Nubra e Sciàiok, con uno sperone altissimo, contornato al piede dalla grande curva del fiume Sciàiok. Scendiamo la costa obliquamente e in breve arriviamo al minuscolo villaggio ed alla piccola oasi di Sciàiok, ultimo luogo abitato da questa parte della catena, che quasi 400 km. di giogaie, altipiani e valli deserte separano dal primo centro di abitazioni fisse dell'Asia Centrale. Il villaggio, posto su un terrazzo alluvionale sulla riva sinistra del fiume, a 3700 m. s. m., non ha che pochi miserabili tuguri presso a qualche campicello ancora nudo, cinto da muricciuoli di sassi, con radi e stenti alberetti. In mezzo a questo grigio squallore stóna un serai tutto bianco, nuovo di zecca, evidentemente costruito per comodo delle carovane che percorreranno la nuova via.
La necessità di riorganizzare la carovana pel viaggio al Caracorùm ci trattenne qui due giorni. Secondo gli usi locali avrei dovuto congedare gli animali da carico presi a nolo a Lè ed a Cimre, e sostituirli con altri della valle Sciàiok. Ma fra tutti
(I) Quota della carta francese « Asie 1.000.000., foglio 360 nord, 780 est.
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