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0468 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 468 (Grayscale High Resolution Image)

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doi: 10.20676/00000174
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394   CAPITOLO QUATTORDICESIMO

un laghetto che si stende ai nostri piedi e che colle sue rive verdeggianti, e le anitre nuotanti placidamente qua e là, mette una nota di gaiezza e di vita nel paesaggio maestoso, ma brullo e selvatico.

Solamente tre settimane dopo potemmo avere la sicurezza che il vallone in cui

eravamo pervenuti non era altro che il corso superiore del fiume Iàrcand, e che il bacino testè descritto era quello al quale era giunto, nel dicembre del 1868, G. W. Hayward risalendo la valle Iàrcand. Convinto di avere ravvisato nel laghetto, di quella stagione ghiacciato e coperto di neve, la sorgente del fiume, egli non si era spinto oltre nella valle a monte di esso. Noi potemmo però subito osservare che il laghetto non ha alcun emissario superficiale, e che non può avere se non una parte piccolissima e senza importanza nella alimentazione del fiume, il quale scorre sull' altro lato del bacino, a circa un chilometro di distanza dal laghetto.

Scendemmo per pendii terrosi coperti di burzè alla riva del lago, e, traversato

il bacino, mettemmo il campo ai piedi del gran monte di roccia calcare, dove un torrente tributario proveniente da Ovest mescola le sue acque con quelle del fiume. Lo stesso giorno ci spingemmo per una diecina di chilometri giù per la valle principale, fin dove essa piega verso Nord-Ovest. Avemmo occasione di osservare il notevole accrescimento del fiume nel pomeriggio, dovuto alla fusione delle nevi e dei ghiacciai che lo alimentano ; e, al ritorno, dove tre ore prima era greto asciutto, trovammo una massa tumultuante di torbide acque, il cui guado non fu facile, malgrado l' aiuto dei portatori che ci accompagnavano.

Nei giorni seguenti, l' 8 e il 9 luglio, facemmo due stazioni topografiche sullo

spigolo di un contrafforte del monte calcare e su un' altura della cresta sovrastante al campo. Le vette del Rimu e del Dèpsang ci permisero facilmente di fissare la nostra posizione. Ma l' interesse maggiore per noi era la vista su per la valle ignota che risaliva verso Sud, oltre il bacino del laghetto, tra monti che si facevano più elevati man mano che lo sguardo la seguiva verso la sua testata. Questa appariva occupata da un grande ghiacciaio, che fin da ora, scrutato col cannocchiale, sospettammo potesse essere il ramo settentrionale del Rimu, che avevamo già intravisto da una stazione alta fatta il 14 giugno presso la grande fronte del ghiacciaio, da cui scaturisce il fiume Sciàiok. Decidemmo quindi di risalire in alto la nostra valle per accertare innanzi tutto l' origine del fiume che vi scorre.

Intanto avevamo mandato buon numero dei nostri portatori a prender provviste al deposito presso il valico Caracorùm ; alle quali si aggiunsero due piccole gazzelle, dalla carne tenera e saporita, uccise dai nostri Gurka, graditissima variante alla stucchevole dieta di alimenti conservati in scatola.

L' 11 luglio, con provviste per cinque giorni, ci avviammo per risalire la valle. Con mia sorpresa trovai in qualche angolo riposto tra le rocce gruppi di edelweiss un po' intristiti e verdognoli, ma che bastarono a riportare il mio pensiero alle nostre Alpi. Nell' attraversare il piano accosto al laghetto, un solitario kiang, o asino selvatico, ci lasciò avvicinare fino ad un centinaio di metri, fino a che il suono delle