Sembrava infatti verosimile che questi oggetti fossero stati qui depositati in una nicchia di una piccola valletta laterale da qualche viaggiatore, il quale, ritornando dall' India verso il Turchestan, trovandosi ridotto agli estremi per mancanza di mezzi di trasporto, o forse per la propria debolezza, dopo le fatiche sofferte nel viaggio attraverso gli elevati passi delle catene di monti, avesse deciso di nascondere quanto egli portava di meno deperibile, per continuare la sua strada col più leggero carico possibile. Le lettere che ci furono tradotte al nostro arrivo a Iàrkand sembravano
confermare questa ipotesi; ma malgrado le ricerche fatte più tardi, nessuna notizia potemmo avere sul viaggiatore in questione, che assai probabilmente sarà perito nei profondi gorghi dello Iàrkand, nelle gole sotto Khapalun.
Tentammo ancora di fare una stazione sulla vetta 5447, a destra dello Iàrcand, a cui salimmo per pendii coperti di neve fresca e per una cresta spazzata da un gelido vento. Da essa si dominava tutto il tratto della valle Iàrcand dalla confluente occidentale superiore fino a Khapalun ; e quasi di fronte si apriva lo sbocco della tetra stretta della confluente inferiore, da cui eravamo usciti il giorno prima ; mentre ai nostri piedi nel largo greto della valle, scorreva lo Iàrcand formando una rete di argentei fili. Potemmo determinare con precisione la nostra posizione ; ma il freddo
intenso e il vento impetuoso che portava turbini di neve, ci impedirono di estendere le nostre osservazioni.