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0017 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 17 (Color Image)

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doi: 10.20676/00000174
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AVVERTENZA

SULLA TRASCRIZIONE DEL NOMI GEOGRAFICI

DI GIOTTO DAINELLI

Nell' intraprendere la pubblicazione di un' opera, come la presente, relativa a regioni non abitate da popoli che usano l' alfabeto latino, sorge subito la questione del modo o sistema da seguirsi nel trascrivere i nomi geografici. E una questione che ci siamo proposti noi pure, e della quale dobbiamo fare, qui, un breve cenno, sopra tutto destinato a quei lettori, non italiani e specialmente inglesi, che

i nostri studi asiatici potranno avere.

Non è questo il luogo di riassumere la vecchia e dibattuta questione della trascrizione dei nomi geografici (1). Solo possiamo e dobbiamo constatare come, ad onta dei desideri espressi da numerosi geografi e ad onta dei tentativi fatti, ma sempre falliti, non si sia ancora addivenuti ad una convenzione internazionale che permetta una grafia universalmente accettabile ed accettata. Sì che possiamo ancora oggi ripetere quello che fin dal 1884 osservava il nostro Dalla Vedova.

Vi sono, cioè, due modi diversi di trascrizione. Un primo, che si può senz' altro chiamare filologico, cerca di « riprodurre i suoni elementari (che possono costituire un nome geografico) con ogni maggiore esattezza. A questo fine introduce nell' alfabeto tutti i segni sussidiari necessari, come accenti, spiriti, apici, segni diacritici, lettere modificate, lettere straniere, lettere nuove ecc. ». Questo sistema, filologico, avrebbe veramente carattere di universalità ; ma non è chi non debba riconoscere come, in pratica, non possa essere applicato, giacchè si dovrebbe ammettere che le più sottili questioni della filologia e glottologia moderna rientrassero nella cultura fondamentale non solo dei geografi, ma di tutte le persone comunque colte, le quali abbiano uso o necessità di scrivere e di leggere. L' altro sistema « rifiuta, per quanto è possibile, di usare altri segni all' infuori di quelli dell'alfabeto patrio, rassegnandosi ad accettare forme che diano suoni, se non esattissimi, però approssimativi e costituiti possibilmente di soli elementi ortografici nazionali ». Questo sistema, come é evidente, non può avere caratteri di universalità, ma è quello usato, in pratica, da tutti. Porta, è vero, alla conseguenza, che lo stesso nome geografico sia scritto in forma diversa da un inglese o da un francese, da un tedesco o da un italiano ; ma per il lettore, il quale conosca appena un poco la lingua di questi autori diversi, la conosca, cioè, almeno tanto da poterne leggere i libri, non sarà difficile, in qualunque caso, pronunciare anche i nomi geografici secondo quella dizione che più si avvicina alla dizione originale.

A questi sistemi, che si possono chiamare nazionali, sono stati proposti dei temperamenti e delle regole fisse. Così vediamo la « Società Geografica Inglese » proporre nel 1885 (2) uno schema per la trascrizione dei nomi geografici. Subito dopo è la « Società Geografica di Parigi » (3). Più tardi viene una proposta nord-americana (1) ; più tardi ancora sorgono proposte per la lingua tedesca (5). Tutte con carattere nazionale : quelle fatte dalla Società Geografica Inglese, dalla francese e dalla americana, seguite dalla sanzione ufficiale od ufficiosa dei rispettivi governi.

(I) Si veda : CROTTA (S.), La trascrizione dei nomi di luogo nei suoi rapporti colla Geografia e colla scienza del linguaggio, Como, Longatti, 1899.

  1. In : Proc. of the R. Geogr. Soc., New Series, Vol. VII, 1885, pag. 535.

  2. In : Bull. de la Soc. de Géogr., 1886, pag. 193.

  3. Vedi in: The Scott. Geogr. Journ., VIII, 1892, pag. 23 con discussione della questione.

  4. KOPPEN (W.), Ueber die Schreibung geographischer Namen, Geogr. Zeitschr. XIV,1908, pag. 403.