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0018 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 18 (Color Image)

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doi: 10.20676/00000174
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XII   AVVERTENZA SULLA TRASCRIZIONE DEI NOMI GEOGRAFICI

È bene però avvertire come queste proposte fossero state precedute da quelle fatte dal Dalla Vedova, di un sistema nazionale italiano, e da lui già applicate da lunghi anni nelle pubblicazioni della Società Geografica Italiana. Senza voler dare importanza ad uno scritto del 1881 (I), di questo nostro geografo, relativo appunto alla trascrizione di taluni nomi geografici, sta il fatto che nel 1884 egli ne fissava le norme generali (s). E non è, probabilmente, per fortuito caso il fatto, che proprio 1' anno seguente venisse la proposta della Società Geografica Inglese, ed il successivo, ancora, quella della

Società Geografica di Parigi (3).

Per noi, nel presente caso, non poteva certo esser questione di adottare il sistema francese od il

tedesco, ma forse quella di preferire, al sistema italiano, quello inglese, solo per il fatto che i nomi geografici delle regioni da noi percorse e studiate pareva dovessero avere ormai una specie di sanzione in una trascrizione derivata da lunghi decenni di uso per parte, appunto, di viaggiatori e di studiosi

inglesi.

Ma, all' infuori di una ragione di origine più generale, che cioè sembrava più opportuno e più

logico usare per i nomi geografici una ortoepia italiana in un' opera scritta in italiano c da italiani, d' altra parte non ci siamo potuti sottrarre ad alcune poche osservazioni più particolari. Da un lato, la trascrizione proposta dalla Società Geografica Inglese, pur volendo avere qualche carattere di universalità, se non altro nell' uso delle vocali col suono che queste hanno in italiano, non può sfuggire a critiche di vario genere : infatti, appena essa fu pubblicata, talune di queste critiche furono mosse dalla stessa Società Geografica di Scozia (4) ; e sta poi il fatto che la Società Geografica nord-americana propose, pochi anni dopo, un secondo e differente schema di trascrizione, pur per la stessa lingua inglese. Da un altro lato, è pur vero che la proposta della Società di Londra è stata raccomandata a tutti gli uffici coloniali dipendenti dal Governo, ma in pratica è stata assai irregolarmente e di rado applicata. Sì che noi, nella preventiva supposizione che una tale applicazione trovasse realmente riscontro nei libri e nelle carte, di autori inglesi, relativi alla regione da noi percorsa, ci eravamo abituati a leggere e pronunciare i nomi geografici in forma quasi sempre in realtà errata. Per togliere ogni incertezza, ho creduto di fare una accurata inchiesta toponomastica, avendo lo scopo di fissare la più retta dizione dei nomi indigeni nel Bàltistan e nel Ladak, nelle zone cioè alle quali prevalentemente si sono estese le nostre ricerche ed alle quali essenzialmente limiteremo, ma sempre in forma monografica, i resultati dei nostri stud?.

Ho riscontrato, intanto, che la grafia italiana si presta generalmente assai bene a rendere la dizione indigena, cioè tibetana. Non senza però eccezioni, per le quali sono necessarie alcune poche norme convenzionali.

Così l' « sc » dolce in fin di sillaba è rappresentato da « sh » (Cashmìr, Hindu-cush) ; il « c » duro in fin di sillaba è rappresentato da « k » (Tikzè, Cipciàk). Queste due sono le norme convenzionali che ricorrono più di frequente. Altre ricorrono solo raramente, e si può dire si riducano al « g » finale che è sempre duro (Ciùmatang), mentre è scritto « g » se deve essere pronunciato dolce (Sùtleg). Nei nomi di lingua turca sono introdotti il « kh » ed il « gh », quando il « c » od il « g » abbiano suono duro e

(I) Una nuova carta murale dell'Asia, Boll. della Soc. Geogr. Ital., Vol. XVIII, 1881, pag. 851.

(z) DALLA VEDOVA (G.), Sulla trascrizione dei nomi geografici, a proposito dei nomi « Uoscio » e « Dascian », Boll. della Soc. Geogr. Ital., Vol. XXI, 1884, pag. 555.

(3) È però da notarsi che il sistema italiano, proposto in modo semi-ufficiale, dalla Soc. Geogr. Ital., solo nel 1884, era già rigidamente applicato, negli atti di questa nostra massima istituzione di Geografia fino dal 1877. Così similmente, le regole bandite dalla Soc. Geogr. Inglese nel 1885 non

Jcostituiscono che la conferma semi-ufficiale di quelle dovute alla iniziativa personale di Sir William ones, le quali fin allora non avevano avuto un pratico successo (Vedasi : Synopsis of the Results of the Trigonometrical Survey of India, Vol. VII, 1879, pag. xii), forse perché presupponevano, — da parte degli inglesi che le dovevano applicare, — la conoscenza del suono italiano delle vocali. Qui dunque, cioè nella loro regola essenziale e fondamentale, stava già la causa per la quale gli inglesi,

che non conoscessero 1 italiano, non erano in grado di applicare le norme, pur nazionali, di trascrizione dei nomi geografici.

(.1) Orthography for Native Names of Places, The Scott. Geogr. Journ., Vol. I, 1885, pag. 375.