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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0068 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 68 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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CAPITOLO QUARTO

46

che poi si bagna abbondantemente e si lascia asciugare ; dopo quarantott' ore si ha un suolo abbastanza duro ; ma è naturalmente molto polveroso. In tutto bisogna partire dalle materie prime. Se occorre per esempio qualche asse per farne delle mensole o raggiustar le membra a tavoli e sedie, bisogna cercare un albero adatto,

farlo abbattere, segare, e cosi via.

I nostri lavori, come già a Dras e a Tolti, formano la delizia degli indigeni, che passano le giornate intere a contemplare con viva curiosità le nostre incomprensibili manovre, sempre discreti, a distanza da non dar inciampo, accoccolati in terra sulle calcagna, in linee geometriche, in file diritte, o in cerchio, o disposti su due, tre file ad angolo retto. Abbiamo lo stesso successo popolare come una carovana di saltimbanchi girovaghi nei nostri villaggi.

Nel programma dei lavori geofisici della spedizione, v' era la esecuzione di due stazioni non troppo lontane in linea orizzontale, ma colla massima possibile differenza di altitudine. Per questo si era progettato di fare a Scardu una stazione bassa ed una stazione alta : la prima nel fondo di valle, nei nostri quartieri invernali ; la seconda in una ripida valletta che sale da Scardu al Burgi La ('), un valico che mette all' altipiano Deosèi, traversato nel 1909 dalla spedizione del Duca degli Abruzzi sulla via del ritorno dal ghiacciaio Bàltoro. In questa valletta è un ripiano sassoso, a 550 m. sotto il passo, chiamato Uasul Hadur (z), dove sogliono far tappa le carovane che salgono al Deosèi. Questo luogo, a circa 2000 m. sopra Scardu, era stato scelto per la stazione alta.

La stagione era già molto inoltrata per compiere un lavoro di questa natura a oltre 4000 m. di altezza, e naturalmente decidemmo di darvi esecuzione senza indugio, rimandando a dopo i lavori di Scardu.

Facemmo una escursione preliminare sul luogo dal 2 al 5 novembre tutti insieme, meno l' Abetti, rimasto a Scardu per le osservazioni meteorologiche. Un viale alberato conduce da Scardu allo sbocco della valletta, che è come una stretta porta tagliata nella roccia. Subito dietro ad essa sono pochi resti di un muro di pietre a secco, opera di sbarramento costrutta dall' ultimo ragia indipendente di Scardu : Ahmed Scia, nella prima metà del secolo scorso, contro possibili invasori per la via

delle Deosèi (e).

(1) Lo SCHLAGINTWEIT (1. c., Vol. III, pag. 250) chiama il passo Burzé, nome di una piccola pianta legnosa che cresce fra i 4000 ed i 5000 m. nel Bàltistan e nel Làdak ; il NEVE (1. c. pag. 74) gli dà il nome Burzil, che è un altro valico sulla via fra Srinàgar e Astor. Ma il valico si chiama veramente Burgi (Boorji nella Carta indiana), che è parola balti e designa gli ometti o segnali di pietre accata-

state eretti sui valichi o sulle creste per indicare la direzione della via quando il sentiero è coperto dalla neve.

e) NEVE, 1. c., pag. 74, ha Wazul Hadan.

(3) La descrive il VIGNE (1. c., Vol. II, pag. 243). Era allora un muro di legno e pietre, con feritoie ed un unico orifizio per il passaggio del torrente e della gente.