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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0071 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 71 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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UN INVERNO NELLA CAPITALE DEL BALTISTAN, SCARDU   49

Burgi La, alta 5058 m. sul mare, e fece di là un panorama telefotografico dei monti a Nord dell' Indo. La catena nevosa era visibile in tutta la sua imponente grandezza ; ma dalle valli interposte salivano colonne d'aria vaporosa, appena percettibili all'occhio; ma sufficienti a velare e intorbidare la veduta sulle lastre sensibili. L' Antilli tornò poi una seconda volta sulla stessa vetta coi compagni, desiderosi di ammirare anch' essi lo spettacolo meraviglioso della cerchia dei giganti dell' Himàlaia e del Caracorùm.

I lavori metodici della stazione di Scardu cominciarono subito dopo il ritorno della spedizione da Uasul Hadur, alternandosi le osservazioni gravimetriche coi lavori geodetici ; determinazioni astronomiche della latitudine e della longitudine, ricevimento e registrazione dei segnali radiotelegrafici di tempo trasmessi da Lahore (raccolti contemporaneamente da noi e dalla stazione indiana di Dera Dun), misura di una base e triangolazione del bacino, determinazione del valore assoluto degli elementi magnetici e della loro variazione diurna, ecc.

Tutti questi lavori si svolsero con un metodo ed una regolarità come se fossimo stati in una qualunque stazione geodetica e geofisica d' Europa. Tuttavia, quante volte ci furon richiamate alla coscienza le condizioni eccezionali del luogo e la nostra remotezza dal mondo civile ! Come quando, dopo aver inutilmente atteso per due sere i segnali di tempo all' apparecchio radiotelegrafico ricevitore (mancati per un equivoco occorso nella data della trasmissione), ascoltammo per la prima volta nettissimi, come una remota nota squillante, i suoni ritmici pervenuti fino in fondo a questa valle da Lahore, dopo avere traversato l' Himàlaia e tante catene secondarie, e sembrò mancarci per un momento la fredda logica scientifica, nella emozione provata alla percezione miracolosa di questo segno mandatoci da altri uomini della nostra razza attraverso lo spazio, così diverso da ogni fenomeno famigliare, da darci 1' impressione di un fatto metafisico e astratto divenuto materiale e sensibile.

Il nostro soggiorno a Scardu durò oltre tre mesi e mezzo. L' unico viaggiatore europeo che vi avesse svernato prima di noi, per quanto io sappia, è il Dott. Thomson, negli anni 1846-47 ('). Prima di lui, se si eccettua una breve visita fattavi dal Henderson, nel 1835, era stato a Scardu soltanto il Vigne, che vi si recò tre volte, fra il 1835 ed il 1838, invitato da Ahmed Scià, l' ultimo sovrano indipendente, minacciato già dalle trame dei Sikh, avidi di aggiungere la conquista del Bàltistan a quella del Làdak.

Della storia remota del Bàltistan si hanno ben poche e frammentarie notizie. Il Vigne riferisce la tradizione di un prezioso manoscritto distrutto in un incendio del castello di Scardu, durante il regno di Zufur Khan. Può darsi che contenesse la cronistoria dei Ghialpo, o Re di Scardu (e). Perchè il Bàltistan, almeno negli ultimi

(I) È tuttavia da ricordare il missionario svedese Gustavson, che visse per qualche anno a Scìgar, presso Scardu.

(2) VIGNE, 1. c., Vol. II, pag. 253. J. BIDDULPH (Tribes of the Hindoo Koosh, Calcutta, 1880, pag. 144) menziona una cronica dei Makhpons, o dei Re, che sarebbe stata distrutta nella presa di Scardu dai Sikh, nel 1840.

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