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0072 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 72 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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50   CAPITOLO QUARTO

secoli, non ebbe veramente il carattere d' una nazione, sebbene qualcuno dei re di Scardu sia riuscito di quando in quando ad imporre la sua sovranità sui reggenti degli staterelli vicini, ed anche oltre i confini del Bàltistan. Ma furon signorie di breve durata, e piuttosto imprese da ladroni che guerre di conquista.

Tuttavia, questo remotissimo nido umano, chiuso tra monti inaccessibili per la maggior parte dell' anno, era noto ai più antichi geografi. Sono i Byltae di Tolomeo (1), che secondo tradizioni locali ancor vive oggi, erano in origine Dardi. L' Ujfalvy vuole che i Balti sieno i discendenti degli antichi Saci, scacciati verso Sud nel secondo secolo della nostra èra dalla pressione delle orde mongole e mescolatisi coi Dardi e coi Tibetani (t). Le teorie sull' origine dei Balti sono strettamente legate a quelle sulla loro razza. Disgraziatamente non vi è alcun consenso fra gli autori intorno a questa (3). Un solo viaggiatore, l' Ujfalvy, aveva prima d' ora raccolta qualche misura antropologica (4). Il Dainelli ha compiuto ricerche su una scala molto più larga, riportando dati comparativi raccolti fra tutte le popolazioni del Bàltistan e del Làdak, i quali formeranno oggetto di una monografia del Prof. Biasutti nelle Relazioni Scientifiche, e varranno a risolvere una buona volta la questione.

Il dato storico più remoto che possediamo sul Bàltistan, si trova negli annali cinesi, ove è narrata una spedizione militare della Cina nel 747 a. D. in aiuto del Làdak contro i Tibetani. Il Làdak ed il Bàltistan vi sono menzionati coi nomi di Grande e Piccolo Poliu. Il re di quest' ultimo risiedeva in una città chiamata Nieito, presso un fiume detto Sol (forse lo Sciàiok) (s).

Dopo un intervallo di otto secoli il Bàltistan ricompare nella storia delle gesta di Sultaàn Said, un Khan rnòngolo di Càshcar, raccontate dal suo generale Mirza Muhammad Haidar nel Tarikhi Rashidi (Annali di Rashid). Said invase il Làdak nella primavera del 1531, riuscendo a valicare con un esercito di 5000 uomini il passo Caracorùm, il Sassir e la valle Nubra : impresa quasi incredibile. Vissero di preda e di saccheggio per oltre due anni nel Làdak e nel Bàltistan, spingendosi fin nel Cashmir per lo Zogi La, come vedemmo nel capitolo terzo. Sultàn Said morì nel secondo anno sulla via del Caracorùm, mentre suo figlio Iskandar e Mirza Haidar tentavano addirittura la conquista di Lhasa, la capitale del Tibet proprio. Dopo due mesi dovettero ritirarsi, coli' esercito decimato dal freddo, dalle privazioni e dall'altitudine. Quando, avvicinandosi il terzo inverno (1533), Mirza Haidar e Iskandar si decisero finalmente a lasciar il paese, il loro seguito, fra morti e diserzioni, s' era

(1) Vedi A. DE HUMBOLDT, Asie Centrale, Recherches sur les Chaînes de Montagnes et la Climatologie Comparée, Parigi, 1843, Vol. I, pag. 157, e CUNNINGHAM, 1. c., pag. 34.

(') CH. DE UJFALVY, Les Ariens au Nord et au sud de l'Hindou-Kouch, Parigi, 1896, pag. 217 e 327. Vedi anche PUINI, 1. c., pag. 22.

  1. Vedi nel mio Karakoram, pag. 105-111.

  2. CH. DE UJFALVY, 1. c., e Aus dem westlichen Himalaya, Lipsia, 1884.

  3. Vedi la nota a pag. 71, Vol. I, Cathay and the Way Thither, di SIR HENRY YULE; ediz. Henry Cordier, The Hakluyt Society, Londra, 1915-1916.