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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0082 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 82 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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56   CAPITOLO QUARTO

Quanto ai cani, ve n' era una dozzina nell' oasi, compreso un paio di giganteschi levrieri di razza afgana, appartenenti al ragia, e fin dai primi giorni del nostro arrivo si raccolsero intorno ai bcíngalo, famelici, cingendoci d' assedio, di giorno e di notte ; e bisognava ogni sera chiudere tutte le porte, perchè non entrassero nelle camere a rubare. Una notte riuscirono a impadronirsi di un sacco di farina

  • lo trascinarono per lo spiazzo dinanzi ai bcíngalo, disperdendone gran parte. Per tutto il giorno seguente vitelli, capre e cani leccarono quella inattesa dovizia, finché non rimase che qualche granello di farina fra la polvere, raccolto assidua-

mente dalle galline.

Di animali selvatici, nell' oasi, non si vedono che grossi corvi. Vi mancano, non so perchè, le gazze, che sono comunissime in tutto il resto dell' alto Indo, nelle oasi

  • in aperta campagna. Ma nei dintorni v' è molta selvaggina, probabilmente scacciata verso il piano dalla neve ricoprente l' altipiano Deosèi. I cespuglietti che crescono al piede dei monti albergano lepri e pernici, e nella valle del Burgi La vedemmo anche degli ibex, o stambecchi himalaiani. Qualche chilometro a valle di Scardu e della roccia y' è un vasto acquitrino, formato dalle acque del Satpor e del Burgi, convegno di frotte d' uccelli d' acqua : germani, germanelli, alzavole, morettoni e altre anatre, una specie di airone bigio-cenere, e qualche oca selvatica. Vi facemmo qualche escursione per la caccia ; ma di rado i lavori assorbenti della stazione permisero di andar così lontano.

Ci procurammo invece qualche svago più vicino alla nostra residenza. Il principale fu il pattinaggio sul ghiaccio. Per questo feci costruire una vasca lunga 60 metri

  • larga 15, con argini alti un metro e mezzo, conducendovi un fosso di alimentazione ed uno di scarico, per modo da rinnovar l' acqua sotto il tavolone di ghiaccio ; fatta insomma con tutte le regole dell' arte. Il ghiaccio era abbastanza spesso per reggere al peso il 20 dicembre ; e durò fino al 14 febbraio, quando lo sgelo finì di rovinarlo. Non mi sarei mai messo a questa impresa se avessi potuto prevedere le complicazioni che ne dovevano nascere. Non sapevo che, finiti i lavori agricoli autunnali, i contadini levano 1' acqua dai fossi e dai canali, che altrimenti si ostruirebbero pel gelo, succedendone straripamenti e allagamenti dei campi, colla formazione d' una crosta di ghiaccio e conseguente ritardo dei lavori di primavera. Sebbene avessi cura di far mantenere sgombro il fosso di alimentazione della vasca, e rassettati gli argini, i Balti non si vollero dapprima persuadere di lasciarvi correr l' acqua, e di quando in quando, la notte, chiudevano la presa a monte e ci toccava correr su a tutte l'ore per ristabilire il passaggio. Dopo aver inutilmente tentato di persuaderli per mezzo del scicari, rinnovandosi il misfatto, mi raccomandai al tesildar, col risultato che nel pomeriggio dell' indomani egli arrivò al bczngalo con quattro soldati che scortavano il presunto colpevole, un disgraziato contadino, carico di enormi catene fissate ai polsi e alle caviglie. Si istruì un regolare processo sotto il portico del bczngalo, con testimoni, parte d' accusa e parte di difesa, e tutto finì con una mia promessa di indennizzare i contadini di ogni danno che fosse per risultare ai campi, contraccam-