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0084 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 84 (Color Image)

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doi: 10.20676/00000174
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58   CAPITOLO QUARTO

biata da parte loro coli' impegno di lasciarci godere in pace del nostro svago, dopo di che l' accusato venne liberato e mandato con Dio.

V' era a Scardu una piccola accolta di funzionari, coi quali avemmo rapporti socievoli e conversari piacevolissimi. Il personaggio più importante era Hashmutullah Khan, il governatore generale o wazir-i-wazarat del Làdak e del Bàltistan, quello stesso che avevamo già incontrato scendendo dallo Zogi La verso Dras. Arrivò a Scardu per svernarvi il 5 novembre, ricevuto con gran pompa. Gli si recarono incontro il ragia con seguito numeroso, il tesildar, una banda di tamburi, e un distaccamento di soldati con un cannoncino smontato portato a braccia e ricomposto presso alla casa del tesildar per far il saluto di cinque colpi. Hashmutullah Khan è maomettano, ed è persona colta e intelligente, con un viso aperto e bonario, non privo di finezza. Gli occhiali, il lungo abito nero abbottonato fino al collo ed attillato, su un corpo un po' grosso e pesante, lo fan sembrare il prototipo del funzionario. Ed invece rivelò una attività fisica, una energia, una resistenza alle fatiche ed agli strapazzi di lunghi viaggi disagevoli non certo comuni nei burocrati di nessun paese, tanto meno in quelli nati e cresciuti nei piani indiani. Accompagnò il Dainelli in quasi tutte le sue escursioni di quell' inverno nel Bàltistan, compiendo dovunque ispezioni ed inchieste coscienziose sull' amministrazione e accogliendo i reclami ed i desideri degli abitanti. Per la nostra spedizione fu una vera provvidenza, e senza il suo personale interesse e la sua autorità non so se avremmo potuto superare le difficoltà dell' approvvigionamento e della organizzazione, delle quali dirò fra breve.

Il wazir-i-wazarat era ospite del tesildar o prefetto di Scardu, Ram Gopal Mehta, anch' egli proveniente da Giammu, ma indù, e che sembrava l' antitesi del wazir. Aveva il viso raso, salvo i baffi, era piuttosto snello di persona, e vestiva con un' eleganza bizzarra di costumi misti fra l' europeo e l' indiano, con abito a faldine blu o viola scuro e panciotti di stoffe fantasia, sotto ai quali la camicia svolazzante all' indiana ricadeva su pantaloni a scacchi o color nocciola, fermati alle ginocchia da gambali di cuoio. Un grande turbante color rosa pallido completava il figurino. Aveva una famiglia numerosa, credo sette figliuoli, e viveva in una bella e comoda casa, bene arredata all' europea, attorniata da un grande frutteto e da orti ; ma, come tutti gli indiani del piano, mal soffriva l' esilio tra il freddo e gli orizzonti confinati di questi orridi monti, e non mancò, come altri funzionari, di sollecitarmi per raccomandazioni e certificati medici da confortarne le sue richieste di trasloco in climi più miti e più vicini al livello del mare. Si adoperò anch' egli in tutti i modi

per aiutare la spedizione.

Fortunatamente, nè il wazir, nè il tesildar avevano restrizioni di casta, oppure, in questo barbaro paese isolato dal mondo, le avevan messe da parte, ed i nostri rapporti ne riuscirono più intimi e cordiali. Passammo più d' una sera piacevolmente insieme, riuniti attorno alla mensa nel bcingalo o, invitati nella casa del tesildar, a sperimentare la cucina balti ladaca e indù. Gli altri commensali erano Thakur Singh,