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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0110 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 110 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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80   CAPITOLO QUINTO

Pertanto, siccome bisogna pur porsi un limite ad ogni forma di attività, avevo pensato che le mie ricerche dovessero avere principio allo spartiacque himalajano e termine a quello del Caracorùm : in modo che della vasta zona compresa tra queste due gigantesche rughe del mondo si potesse tracciare, poi, un quadro meno sommario e meno indeciso di quello che i precedenti viaggiatori, con l' insieme delle

loro relazioni, ci avevano lasciato.

Ma se il geografo naturalista deve imporsi dei limiti per non essere soverchiato dalla molteplice varietà degli argomenti di osservazione e degli oggetti di raccolta, al fine di non riuscire poi insufficiente ed incompleto in tutti i campi delle sue ricerche, e deve fissare alcune di queste come essenziali e principali, e considerare altre solo come sussidiarie e secondarie, ed altre ancora tralasciare addirittura — difficile d' altronde può riuscirgli di porre dei limiti spaziali alla propria osservazione. Così fu che, nel breve periodo di attesa passato nel Cashmìr, feci già alcune brevi escursioni, alle quali, — forse per non alterare il piano del mio lavoro, — intesi soltanto di dare un carattere preparatorio per le maggiori che avrei poi compiuto di là della gran catena dell' Himàlaja.

Ero arrivato a Srinàgar in non buone condizioni di salute, perché durante il viaggio in ferrovia tra Bombay e Ràul Pindi avevo contratto la Filaria sanguinis con disturbi, sul principio, assai forti, i quali però andavano via via attenuandosi. Sparirono, poi, del tutto, per ricomparire solo, in forma assai molesta, subito dopo il mio ritorno in Europa. Comunque, via via che le forze tornavano, mi allontanavo, quasi ogni giorno, sempre più dal nostro centro di Srinàgar, dove i miei compagni compievano già una serie delle loro osservazioni, e ferveva, per opera del nostro Capo, l' ultimo lavoro di organizzazione per il grande viaggio. Le rive del Dal, la collina isolata dell' Hari Parbàt, il Takt-i-Sùleiman — ultimo sprone proiettato dal fianco himalajano verso la pianura del Cashmìr — furono meta delle mie prime brevi escursioni. Poi mi allontanai un pò di più, lungo le pendici presso Cunamù, poi nella zona delle terrazze di Avantipùr ed oltre. Ed infine una ultima maggiore escursione, nella quale iniziai, per la prima volta in questo viaggio, la esperienza della vita di tenda, mi portò a risalire la valle Lìdar fino a Pahàlgam, a discenderla poi fino a Màrtand e Islamabàd, a traversare quindi il bacino cashmiro sino al piede dell' opposta catena del Pir Pangiàl a Sciupijàn, e di qui a far ritorno a Srinàgar, da prima costeggiando il piede di questa catena esterna, poi tagliando di traverso la zona di quelle caratteristiche terrazze — chiamate dagli indigeni carèua — le quali costituiscono il principale motivo morfologico del gran piano cashmiro. Il Pir Pangiàl toccai in seguito una seconda volta, attraversando di nuovo il bacino fino a Ferozpùr, e di qui salendo a Gùlmarg.

Furono poche e brevi escursioni (1-20 settembre 1913), per l' interesse che la regione presenta. Questa, d' altronde, come più facilmente accessibile dalla pianura indiana ed assai frequentata nel periodo estivo dalla colonia inglese, ha già una sua letteratura molto ricca e, specialmente dal punto di vista geologico, è già stata