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0134 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 134 (Color Image)

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doi: 10.20676/00000174
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104   CAPITOLO QUINTO

Risalimmo la grande valle dello Sciàiok fino a Cùnes, e qui piantammo le tende : tanto per convincermi che eran meglio le case. Nevicò, infatti, e fece freddo assai, e dovetti presto rifugiarmi dentro il sacco-letto. Da Cùnes le tende mi seguirono per qualche tappa inoperose, finchè le abbandonai addirittura, per riprenderle al mio nuovo passaggio lungo la via del ritorno. Da allora, dunque, invece di attendarmi, mi procurai sempre un accantonamento.

Il primo, a Càpalu, fu quasi principesco : in un gran palazzo di uno zio del ràgia. Ambiente quanto mai suggestivo, vista maravigliosa sopra tutta l' oasi fronzuta che dalla riva del fiume risale la dolce pendenza di due immense conoidi : è forse l' oasi più bella di tutta la regione.

E superfluo il dire quali erano le mie occupazioni lungo la via e nelle soste : studio delle condizioni geologiche, dei caratteri morfologici, ricostruzione delle grandiose vicende trascorse nel Periodo Glaciale, raccolta di campioni, misure di individui, piante di case, inchieste toponomastiche, ricerche di tradizioni e leggende che si riferissero ad antichi o recenti spostamenti migratori : e via dicendo.

Da allora, cioè da quando ho iniziato la esperienza delle case baltì, e finchè le mie escursioni si sono svolte in zone più o meno abitate, la mia giornata di lavoro si è allungata enormemente : cominciava alle 7 di mattina, — poi anche prima inoltrandosi la stagione, ed in genere col levar del sole, — e terminava, almeno, a mezza notte ; spesso era il tocco ed erano magari le due, quando mi infilzavo finalmente nel mio sacco-letto. La operazione, in verità, non era lunga, perchè durante più di un anno ho dormito vestito.

Da Càpalu, dirigendomi al tronco superiore dello Sciàiok, anzichè risalire il letto del fiume attraversai la grande terrazza orografica di Hangiòr, che sta alle spalle di quella bell' oasi e si continua verso monte quasi fino al piccolo villaggio di Luncà. Rammenterò sempre quella traversata nelle prime ore del mattino : da settentrione, oltre l' ampia e profonda infossatura della valle Sciàiok, vedevo correre dritta verso questa un' altra valle, sua affluente, quella di Huscè, e una montagna maravigliosa, gigantesca, vero colosso di rocce e di ghiacci, la chiudeva alla lontana testata. Era il Masceribrùm, che col suo fianco opposto incombe sul ghiacciaio Baltoro.

Ma una volta discesi, presso Luncà, al livello dello Sciàiok, la valle non presenta più quella sua grandiosa ampiezza che aveva mostrato quasi sempre a partire dalla sua confluenza con l' Indo : si fa stretta, tortuosa, infossata tra pareti dirupate, talora veramente spaventose. I piccoli villaggi si raccolgono in qualche mediocre terrazza, or su una riva, or sopra l' altra, con un' aria di miseria, che sembra cresca via via che si risale la valle. I sentieri poi sono qualcosa di inconcepibile, specialmente sulla riva destra che ho percorso nel ritorno. Spesso dobbiamo scendere dalle cavalcature, e gli uomini sono tutti requisiti per far superare ai cavalli i « cattivi passi » tra rocce scoscese e rotte ; qua e là, per oltrepassare una parete perpendicolare, gli indigeni hanno costruito una specie di piccolo sentiero, con pali e frasche e terra, che sta completamente sospeso nel vuoto ; altrove, bisogna inerpicarci su pel fianco

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