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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0138 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 138 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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108   CAPITOLO QUINTO

rilievo che si possono paragonare con qualche efficacia a quelle delle nostre Alpi, appaiono quasi trascurabili di fronte alla grandiosità non ridicibile di tutto il paesaggio. Qui la scala è, di solito, così impensatamente maggiore, che il nostro occhio, abituato ad altre montagne e ad altre misure, vuole un lungo e lento adattamento prima di apprezzare quadro e dettagli nel loro giusto valore. L' alta valle Saltoro, però, — valle relativamente secondaria, — sembra non più che una delle nostre valli maggiori alpine nella zona dei ghiacciai, e per questo vien fatto di osservarla con una cert' aria di dimestichezza come per amicizia antica.

In cima al ghiacciaio di Bilàfon vi è un colle nevoso, oltre il quale si scende nel ghiacciaio Siàcen, il massimo fra tutti. Un valligiano di Courmayeur dorme là su il suo eterno riposo : vi pensiamo spesso, Petigax ed io. Il passo di Bilàfon è stato oltrepassato e, — direi, — scoperto pochi anni fa da viaggiatori europei. Noi però presumiamo spesso di fare scoperte che in realtà non lo sono : un hagi di Tàgas, che ci ha accompagnato su pel Saltoro, mi racconta come, vivente suo padre, gli indigeni risalissero il ghiacciaio di Bilàfon fino al colle, poi oltrepassassero più in là un colle ancora, per discendere finalmente giù alla volta di Iàrcand. Pochi giorni dopo, altri indigeni mi affermavano che quel persiano, il quale convertì i Baltì al-

islamismo, entrò nel Baltistàn per un colle alla testata della valle Cùndos. Ma questa può essere una tradizione leggendaria. La notizia dell' hagi, però, risale a data troppo recente perchè si possa dubitarne ; e va messa accanto all' altra, nota da tempo, che cioè fino a poche decine di anni addietro il Caracorùm era valicato dagli indigeni anche pei passi del Mùstag, che si aprono sull' alto bacino della valle Braldo. Avviciniamo, per analogia, queste notizie al fatto che anche molti alti valichi ghiacciati delle nostre Alpi, ora percorsi solo da alpinisti, lo furono da carovane di paesani, a scopo di commercio o di comunicazione quasi normale, fino a tempi che non si posson da vero dire remoti.

Discesi la valle Saltoro e salii quella Cùndos fino al ghiacciaio Scerpigàng. È curioso : anche questo, come il Baltoro e come il Ciogo Lungma, ha la gran fronte tutta turgida e come tesa da una forza potente che prema la gigantesca colata di ghiaccio. Queste lingue sono, evidentemente, in fase di progresso. Ma il contrasto avuto a Ciutrùn, si ripete anche qui : presso Corcùndos, a poche diecine di metri dallo Scerpigàng, il fianco sinistro della valle ha un piccolo solco nella sua parete rocciosa, che sembra ribollire e sibilare tutto per i gran getti d' acqua bollente e di vapore che si sprigionano da molte piccole fessure.

Corcùndos è forse uno dei più poveri paesi ch' io abbia visto nella mia lunga esperienza della regione. Le case non hanno i doppi' quartieri : sono a un solo piano. Ambienti abbastanza numerosi, ma una miseria assoluta : di abbondante non vi è che — per usare una espressione benevola — la poca pulizia. Forse per questo stemmo, quella sera, fino a tardi all' aperto, attorno ad una gran fiammata, interrogando gli uomini, specialmente i vecchi, sulle antiche e recenti tradizioni del paese.