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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0205 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 205 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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DA SCARDU A LE   165

che scende fino alla vita. Le vesti sono aperte davanti, e si incrociano per ampi lembi, tenute al posto da una larga fascia di lana, generalmente blu, che fa più giri del tronco. Non vi sono bottoniere nè bottoni. Inoltre la tonaca, le cui maniche ampie oltrepassano la mano di un buon palmo, è spaccata sui lati dal ginocchio in giù, e lascia intravedere pantaloni di lana bianca fino al ginocchio, e la gamba coperta di ghettoni di feltro, legati con una benda a spirale nera e rossa, che termina in basso al bel calzare o pabbu ladaco colla punta rialzata alla cinese, col tomaio fatto di pelo di jak intrecciato a striscie bianche e nere, e il gambale di lana molle a striscie colorate. In capo portano un berretto tondo o papalina, con orlo di pelliccia, o il caratteristico berretto ladaco, di panno trapuntato, con largo risvolto foderato di pelliccia dietro e sui lati. Tutti o quasi tutti gli uomini portano almeno un orecchino, un pendente di turchesi, o un cerchio d' argento di cinque centimetri di diametro, con infilati cerchiolini d' argento e nel centro una cornalina rossa o un turchese, e hanno al collo collane di pietre multicolori, turchesi, cornaline e coralli. Anche i più poveri portano sempre al collo, se non le collane, almeno una o due scatolette piatte rettangolari, di rame rosso, con ornati di ottone o di argento applicati, contenenti un pezzetto di tela o di carta col motto sacro, o un piccolo idolo involtato in un cencio o una reliquia. Dalla fascia o cintura pendono catenelle con vari utensili : la borsetta per l' acciarino e la miccia, il coltello, uno spillone curvo ad S per sciogliere i nodi delle funi, strane chiavi di complicati lucchetti, e quelli che san di lettere hanno ancora infilato sotto la cintura il lungo astuccio di ferro contenente la penna fatta d' una scheggia di bambú colla estremità tagliata a pennina. Dall' astuccio pende per una correggiola un sigillo, e una borsetta contiene il calamaio e la ceralacca. In seno, dentro all' abito, sopra la cintura, tengono un cucchiaino di metallo piatto e la tazza di legno per il pasto. Gli uomini, come le donne, cuciono, filano la lana e fanno la maglia (').

L' abbigliamento femminile è complicatissimo. Portano un gran manto foderato di pelliccia di pecora e frangiato da un orlo di fina e lunga e ricciuta candida lana della capra tibetana, coperto all' esterno di panno cremisi con largo orlo verde, che scende fino ai piedi della spalla destra, dove è fissato da una grossa fibula con pendenti d' argento. Sotto il mantello hanno un corpetto chiuso al collo, con maniche lunghe, strette al polso e la sottana ampia di panno blú scuro o rosso e blú. La più strana e pittoresca è l' acconciatura del capo. Il centro della testa è coperto dal perdk, una larga benda di feltro rosso, terminante a punta sulla fronte, che scende a coprire la nuca ed il dorso fino alla vita, ed è coperta da una specie di musaico di turchesi, misti a cornaline, ambre e coralli ed a qualche scatoletta di amuleti in

(1) Lo SCHLAGINTWEIT (1. c., Vol. III, pag. 925) osserva che l' arte di far la maglia colle asticelle di legno venne dalla Cina, ed è forse più antica nel Tibet che in Europa, dov' era quasi ignorata prima del secolo XV. In India la maglia è ancora del tutto sconosciuta.