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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0330 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 330 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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286   CAPITOLO NONO

Quella sera tornai ben soddisfatto al mio campo : un campo, però, come al solito, senza tende. Ero a Sciusciùl, ed alloggiavo in una casa mezzo rovinata, di proprietà del Governo. Qua lungo il confine se ne trovano varie ; dovrebbero servire quasi da case doganali, per sorvegliare e controllare il movimento commerciale. Furono fabbricate quando il fabbricare non costava nulla al Governo, persistendo l' uso dei lavori forzati come forma di tributo degli abitanti. Viceversa sono vuote di impiegati ed in completo abbandono e spesso anche in rovina : ciò che non toglie che più volte sieno state per me una comoda risorsa, risparmiandomi la noia di far sloggiare qualche famiglia dalla sua casa per prenderne possesso temporaneo durante il mio pernottamento.

Sciusciùl è un piccolo centro, — per quanto le sue poche case sieno sparse, — di Ciangpà divenuti fissi e agricoltori ; ed ha un suo monastero, un gompa. Uno ne avevo visto, dopo quello di Garzòk, a Gnima, nella valle dell' Indo : caratteristico per la sua positura, sull' alto di una roccia isolata in mezzo al piano alluvionale, e circondato dalle mura e dalle torri diroccate dell' antico castello feudale : fin qua su il fèudalismo ladaco era arrivato. Anzi, anche nel Rong, nella gola dell' Indo dove pure oggi manca ogni villaggio, ho trovato traccie, quasi inaccessibili, di rocche forti, forse inalzate contro le scorrerie dei nomadi degli altipiani. Adesso di scorrerie non si parla più ; tutt' al più, se alcuno volesse penetrare negli altipiani e trovasse dei Ciangpà del territorio di Lasa, questi lo riaccompagnerebbero al confine : meglio guardarsi dai forestieri, che qualche volta vogliono fare atto di padronanza ! Nel seguito, — come dirò, — fui anch' io sugli altipiani, ma non vi incontrai che branchi di gazzelle, le quali non mi contesero il passaggio.

Il gompa di Sciusciùl mi procurò del lavoro. Vi era festa ; e per la festa erano accorsi Ciangpà da tutto il territorio. Ne approfittai per misurarli, e riportarne una serie di misure come quella che già avevo per tutte le altre genti del bacino del-

Indo. È sottinteso che la revisione toponomastica procedeva sempre con regolarità. Ma se ebbi accresciuto il lavoro, ebbi anche il divertimento : due ragioni per fare un giorno di sosta all' ombra del gompa di Sciusciùl. Questo infatti celebrava quella stessa festa solenne che avevo visto nel grande monastero di Piàng. Solo che qui, per lo scarso numero dei lama, non aveva nulla di grandioso : di caratteristico, però, tutto. La cerimonia era, — oserei dire, — a scartamento ridotto come messa in scena, ma esattamente la stessa in tutto il suo svolgimento : i danzatori erano ben pochi, ma non mancarono quei lama vestiti da pagliacci, — che mi avevano tanto maravigliato nella grande tamascia di Piàng, — e che anche qui intrattenevano il pubblico con lazzi talora anche salaci. Nè mancarono i divertimenti profani, sotto forma di gare specialmente equestri e, la sera, di danze interminabili.

Per me Sciusciùl offrì anche la occasione di laboriosi passi... diplomatici, che riuscirono allo scopo che volevo : quello cioè di entrare in possesso di un delizioso turibolo che avevo visto nel monastero di Piàng, il cui « superiore », per combinazione, presenziava adesso la festa del lontano gompa di Sciusciùl.