国立情報学研究所 - ディジタル・シルクロード・プロジェクト
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Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 | |
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1 |
318 CAPITOLO DECIMO
cature e le fessure della roccia d' un rosso sanguigno che le fa assomigliare a ferite
aperte.
La carovana ha impiegato quasi nove ore a percorrere la lunga tappa. I poveri cavalli arrivano a Murgo sfiniti, e si gettano a terra prima ancora d' esser liberati dal carico, poi rimangono in gruppi sconsolati vicino alle tende, a testa bassa, muti e pazienti, perchè qui, e nei dintorni, non y' è un filo d' erba. Sono quasi tutti piccoli cavallini del tipo di Zànscar, con gambe sottili e ben fatte, e belle testine e grandi occhi, il maggior numero di mantello bigio chiaro. Con essi y' è ancora un piccolo gruppo di jak e di zho, residuo di un bel branco partito dal villaggio di Sciàiok. Gli altri li avevamo lasciati indietro per via, perchè i loro zoccoli non reggono a lungo alle marcie sulle pietre e sui ciottoli, e le unghie si infiammano. I conducenti li abbandonano liberi in qualche valletta erbosa, dove sanno di ritrovarli anche dopo settimane, di nuovo atti al lavoro. Se non fosse di questo inconveniente, sarebbero animali preziosi per il lavoro di alta montagna ; lenti, ma col piede sicuro, forti, straordinariamente sobrii, così da trovare di che sostentarsi nei deserti più aridi. Non sentono affatto l' altitudine, e soffrono solo per il caldo, sotto la loro folta pelliccia ; cosicchè conviene farli partire prima di giorno e far loro percorrer le tappe nelle ore più fresche.
Rasul Galwan fa la solita rivista ansiosa dei mezzi che ci restano per il trasporto. Altri quattro cavalli non sono in condizioni da poter proseguire domani. Da vari giorni si caricano anche i tre cavalli da sella che erano stati presi per i servi. Da qui in su Rasul Galwan andrà anch' egli a piedi, cedendo il suo cavallo ai topografi che se ne serviranno un po' per uno. Ci rimangono da percorrere due tappe e mezza guadagnando ancora mille metri di altezza e non si può contare su altro foraggio che il burtzè (), una piantina legnosa, nana, come ciuffetti di sterpi a fior di terra, che non hanno ancora cominciato a vegetare ; i cavalli li strappano coi denti e li mangiano avidamente, spinti senza dubbio dalla ferrea necessità della fame, perché raccattano persino e mangiano lo sterco secco sulla via. Ma anche questa pianticella è scarsa e si deve raccogliere laboriosamente per larghi tratti di terreno. Le radici sono molto più sviluppate dei ramoscelli e formano un ottimo combustibile che brucia benissimo appena raccolto.
Questa incertezza sulla fidanza che si poteva avere negli animali da soma rendeva ancor più prezioso l' aiuto dei nostri portatori. Avevamo con noi l' intiero drappello di uomini ingaggiati per tutta la campagna estiva. Ho detto che fra essi ve n' era una ventina di Balti, scelti fra i 150 venuti a Lé da Scardu. Ma era evidente fin da ora che soffrivano di nostalgia e che non avrebbero resistito a lungo a lavorare in paese straniero, lontani dalle loro case. I Balti portano pesi più grevi dei Ladachi, ma resistono meno di essi all' altitudine ed al freddo, anche perchè non hanno la minima cura delle loro robe. Rivestiti di nuovo a Lé e provvisti di maglie e di cal-
(I) I1 Prof. Pampanini 1' ha identificata col Tanacetum tibeticum Hook f. et Thorns.
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