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0367 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 367 (Color Image)

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doi: 10.20676/00000174
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DA LE ALL' ALTIPIANO DEPSANG   319

zature e di coperte, dopo appena quindici giorni avevano smarrito e disperso gran parte del corredo, ed erano coperti di cenci informi come quando erano arrivati da Scardu. I Ladachi, alquanto più difficili da governare, perché meno semplici ed ingenui dei Balti, sono tuttavia più civili e più industriosi. Recano tutti con sè qualche pezzo di pelle di pecora, e asole, aghi, filo e lana, e nei campi son sempre occupati a rammendare i loro pabbu e gli abiti. Gli strumenti più delicati, come i pendoli gravimetrici, i cronometri, i barometri a mercurio, erano stati affidati ad un gruppo di Ladachi che li ebbero in consegna per tutto il resto della spedizione, e ci accompagnarono fino a Càshgar ; e si deve alle precauzioni meticolose che ebbero sempre per evitare ogni urto ai preziosi carichi se gli strumenti poterono uscire incolumi dalle traversie di un viaggio così pieno di pericoli per la loro fragilità.

L' ottima indole dei Ladachi, il loro inalterabile buon umore anche nelle marcie più dure e più faticose e nel clima spesso crudele dell' alta montagna rese piacevoli i nostri rapporti con loro, facilitò il compito dell' organizzazione, e direi che talvolta reagì su di noi, comunicandoci inconsciamente l' allegria spensierata con cui sopportavano gli stenti ed i disagi della campagna. Trovarono persino modo di sfogare la loro smania festaiola con danze e lunghe nenie cantate coli' accompagnamento di un modesto piffero e di un tamburo improvvisato con una cassa di petrolio cui avevan tolto i fondi sostituendoli con pelli di pecora. Come nel Bàltistan, in ogni luogo di tappa, v' è sempre qualche spazio recinto con un basso muro di pietre, come chiusi di pecore, sufficiente a proteggere un poco dal vento gli uomini, che riposano accoccolati l' un contro l' altro, col dorso poggiato al muro e col mento al petto fra le ginocchia rialzate. Nei rari luoghi dove una relativa abbondanza di burtzè permetteva loro il lusso di fuocherelli, durava fino a tardi nella notte il chiacchierio animato, intercalato da frequenti scoppi di risa.

Da Murgo si sale all' altipiano Dèpsang seguendo sempre la stessa valle. Si oltrepassa la breve gola colla quale essa sbocca nello spiano di Murgo traversando in alto la costa, che è tagliata in un punto da un antico muro di difesa. Poi si scende sul fondo coperto di ghiaccio del vallone, incassato fra le alte pareti, per uscirne di nuovo salendo per un sentiero a zigzag sul dorso di un contrafforte di sinistra. Dal sommo di esso abbiamo una vista grandiosissima di una valle affluente che si apre a destra della Murgo, sotto la grande parete di calcari macchiati di sanguigno che avevamo già notato a Murgo. In questa tributaria sgorgano da destra due grandi ghiacciai irti di seracchi, che cadono dai fianchi d' un bellissimo picco con due punte, una rocciosa, l' altra nevosa, come torrenti spumeggianti, defluendo in basso più calmi. L' affluente di questa tributaria entra nella valle Murgo per una strettissima porta, come una fessura nelle roccie. Torniamo in fondo alla gola per breve tratto, e finalmente sbuchiamo in valle aperta, con un lago greto ciottoloso, tutto occupato dai rami del torrente, interamente simile, salve le proporzioni, alla valle Sciàiok. Scavalchiamo una grossa frana di massi calcari precipitata dalle pareti, oltrepassiamo l' apertura d' una tributaria con una strana porta d' ingresso formata da due bastioni di