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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0373 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 373 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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DA LE ALL' ALTIPIANO DEPSANG   323

Da Burtzè in su si continua a risalire l' ampio letto alluvionale quasi piano, occupato dai meandri del torrente, che rassomiglia a certe porzioni basse delle nostre valli, dove son prossime a sboccare di fra i monti nella pianura ; e pur siamo vicini ai 5000 metri ! Le pareti, poco elevate sulla valle, sono di roccie calcari levigate, scavate di molte aperture come di caverne o gallerie ; nella loro parte superiore sono aggrappati piccoli ghiacciai che non arrivano a mezza costa. Il clima è dolcissimo, la fondita delle nevi intensa, ed il torrente, che al mattino è basso, con acque quasi limpide, verso sera diventa un gran fiume torbido e impetuoso, largo più diecine di metri. Con nostra sorpresa, oltre ai corvi, vediamo qualche piccione e piccoli branchi di uccellini bigi.

Dopo percorsi circa venti chilometri, la gran valle si restringe bruscamente in una gola fra roccie rosso-fulve, e la salita si fa più erta. È una breve stretta oltre la quale guadiamo il torrente e arriviamo a Chisil Lungur (« Dosso rosso »), un piccolo spiano ai piedi d' una breve cortina di roccie rosse. A riparo di essa, è una grande catasta di roba, protetta da copertoni impermeabili ; sono le cassette e i sacchi di provviste e tutto il materiale mandato innanzi da Lè e deposto qui nei mesi precedenti, perchè sull' altipiano y' era ancora neve alta. Lì accanto è la piccola tenda dell' uomo messo a guardia della roba e che ci aspetta da quasi due mesi. Nel mezzo del terrazzetto del campo è una piramide di pietre sormontata da un teschio di cavallo colle altre parti dello scheletro disposte attorno. Pare il monumento simbolico di tutta la regione.

Arrivammo a Chisil Lungur il primo giugno, che non erano ancora le undici, e cedemmo all' impazienza di fare subito un' escursione sull' altipiano per scegliervi il luogo dove piantare il nostro quartier generale per i lavori estivi. Così, dopo una breve sosta, cinque di noi con Rasul Galwan s' incamminarono, prendendo a salire una breve gola laterale, poi ampie chine che in breve ci condussero all' orlo dell' altipiano, a 5420 m. s. m. Di qui ci dirigemmo a Nord, attraverso il pianoro che declina dolcemente verso Oriente, tutto a large ondulazioni con depressioni poco marcate, occupate da rivoletti tutt' ora alimentati dalle nevi residue, che convergono ad un corso d' acqua centrale, tributario del Cipciàk. Vi sono zone abbastanza estese ancora coperte di neve, intatta di traccie. Siamo la prima carovana della stagione. Il suolo, dove è nudo, è di minuti detriti, e impregnato d' acqua ; qua e là è fango mobile, dove i cavalli affondano, e dobbiamo spesso scender di sella per non farli impantanare. Ci fermiamo al corso d' acqua che drena la metà occidentale dell' altipiano, scorrendo da Ovest verso Est. Sulla sua riva sinistra, in uno spiano sassoso riparato verso Nord da un' ampia ondulazione del terreno, a fianco della via carovaniera, decidiamo di mettere domani il nostro campo base. Il luogo è a 5362 m. s. m.

Vi siamo arrivati nella stagione più acconcia. Qualche giorno prima non avremmo trovato dove mettere le tende all' asciutto, e sarebbe stato difficile per il fango di traversare anche questo breve tratto dell' altipiano ; più tardi, avremmo incontrato un serio ostacolo nei guadi dello Sciàiok e nelle gole del Murgo per la intensificata fusione delle nevi.