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0387 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 387 (Color Image)

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doi: 10.20676/00000174
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L' ALTIPIANO DEPSANG

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studio dei mezzi, questi si rivelarono così complicati che si dovette abbandonare l' idea di queste ricerche. Oltre ai chilometri di fune metallica per i cervi volanti, sarebbe abbisognato un motore a scoppio per svolgerla ed avvolgerla sul cilindro ; e la relativa scorta di combustibile e di lubricanti, oltre al sussidio di un meccanico ; senza dire che si sarebbero dovute portar con noi più serie di apparecchi per parare alle perdite prevedibili dovute allo strappamento della corda metallica per improvvise raffiche di vento. Tutto questo avrebbe formato un tale pesante ingombro e necessitato così ingenti mezzi di trasporto, che la spedizione ne sarebbe rimasta paralizzata. Tuttavia, per esperienza nostra, la regione del Dèpsang si presterebbe mirabilmente a simili ricerche, coi suoi venti tesi periodici, e tornerebbe conto di organizzare una spedizione rivolta esclusivamente a tali studi, senza le altre complicazioni del nostro complesso programma scientifico. La stessa potrebbe anche utilmente occuparsi di indagini intorno alla elettricità atmosferica, che noi lasciammo da parte quando mancò alla spedizione la partecipazione del prof. Amerio.

Il giorno stesso del nostro arrivo sull' altipiano dovetti rimandare tutti i cavalli, che non vi possono campare. Due soli furono trattenuti per le escursioni dei geologi, e mandati qualche tempo a riposare a Japcèn, presso la confluenza del Cipciàk collo Sciàiok, dove c' è un po' di pascolo. I nostri sei cavalli da sella fecero il servizio della posta fra Lè e l' altipiano, divisi in tre gruppi che si alternavano, cosicchè ogni venti giorni all' incirca, salvi gli ostacoli dei torrenti ingrossati, ci pervenivano le notizie dalle nostre case, ed insieme con esse varie dozzine d' uova, prezioso complemento della cucina.

Il mucchio di provviste deposto a Chisil Lungur si dovette portar su al Dèpsang a spalle dai portatori, e ci vollero venti giorni per compiere il lavoro. Gli uomini salivano ogni giorno coi carichi da Chisil, e ridiscendevano a pernottarvi. I Batti divenivano ogni giorno più sfiduciati e depressi ; ma per fortuna avevo pensato in tempo a sostituirli, ed il 17 giugno potei rimandarli al loro paese, dopo che furono arrivati da Lè altri 50 uomini. Li aveva accompagnati nientemeno che il lambardar, il sindaco di Lè, Nono Skalzang, un tipo di Falstaff, col gioviale viso tondo e barbuto e l'ampio ventre che gli distendeva la tonaca ladaca, poco adatto alle austerità della vita di campo, che tuttavia ne sopportò pazientemente per quattro mesi i disagi e le privazioni, di cui la più dura fu indubbiamente per lui la rinuncia alle ebbrezze del ciang.

I primi a lasciare il campo base furono il Dainelli ed il Marinelli, che l' 11 giugno, con 45 portatori e due cavalli, partirono verso Oriente diretti al bacino del Caracàsh ed all' altipiano Akhsàe Cin. Venti di questi portatori ritornarono al campo dopo sette giorni di cammino, avendo fatto un deposito di viveri per i compagni.

Fra il 12 ed il 17 giugno feci una escursione preliminare alla fronte del ghiacciaio Rimu per studiarne gli approcci. Mi accompagnarono l'Antilli ed il Petigax, e si unirono a noi anche il Wood e lo Spranger, per collegare col Rimu il rilevamento