National Institute of Informatics - Digital Silk Road Project
Digital Archive of Toyo Bunko Rare Books

> > > >
Color New!IIIF Color HighRes Gray HighRes PDF   Japanese English
0393 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 393 (Color Image)

New!Citation Information

doi: 10.20676/00000174
Citation Format: Chicago | APA | Harvard | IEEE

OCR Text

 

GHIACCIAIO RIMU

quando uno dei ghiacciai si spinse innanzi così rapidamente da non dar tempo al fiume di tenersi aperto un varco sotto di esso, oppure quando la galleria già formata si ostruì per la caduta di massi di ghiaccio dalla volta, le acque del fiume si dovettero accumulare a monte dell'ostacolo, formando un lago più o meno grande, fino a che l'ostacolo cedette alla pressione, o venne a mancare per una successiva retrocessione del ghiacciaio. Vi sono numerose testimonianze dell' alterno formarsi di questo lago e degli accidenti cagionati dal suo svuotarsi improvviso. Quando il Vigne fu a Lè, nel 1836, sentì parlare di questo lago, e lo raffigura nella sua carta-schizzo, col nome di Nubra o Khundun Tso, come sorgente del fiume Shi-Yok. Secondo le informazioni, il lago a quel tempo era lungo da 3 a 5 Km., largo 1 Km. Il Vigne (`) descrive anche una catastrofica inondazione della valle Sciàiok, accaduta alcuni anni prima (r), per lo improvviso svuotarsi del lago, essendosi rotta la barriera di ghiaccio che lo tratteneva. L' ondata gigantesca percorse in un giorno tutta la valle, distruggendo molti villaggi. Questo cataclisma è anche descritto con molti particolari da H. Strachey, che lo dice accaduto nel 1833; e menziona anche un' altra alluvione meno imponente occorsa nel 1839. (''). Queste rotte diluviali distrussero quel po' di vegetazione di tamarischi, ipofee e salici che esisteva nella valle Sciàiok, e fece di essa il deserto di sabbia e di ciottoli che vedemmo.

Secondo il Cunningham, nel 1822, quando era a Lè il Moorcroft, la via su per la parte alta dello Sciàiok, a monte di Sassir, era ancora aperta. Quattro anni dopo, per la prima volta a memoria d' uomo, il fiume fu arrestato nel suo corso, e la via rimase di poi permanentemente chiusa. Egli dice che la valle è anche sbarrata da altri ghiacciai sotto a Sassir, presumibilmente nelle strette fra Salakpa e Sassir (4). Non trovai conferma di questa notizia in nessun altro autore.

Il primo Europeo che vide i ghiacciai dell'alto Sciàiok fu il Thomson, nel 1848. Egli racconta : « poche miglia sopra a Sassar (Sassir), due magnifici ghiacciai scendono dai monti ed attraversano completamente il letto del torrente, che corre sotto di essi » (5). Scavalcò il ghiacciaio inferiore (Grande Actàsh) molto inuguale e scabroso, fiancheggiato da due morene alte quindici metri sopra la superficie del ghiacciaio,

6;   ma non tentò il secondo (Piccolo Cumdàn), dichiarato impraticabile dalla guida. Non

proporzioni molto maggiori, si trova nella valle Braldo, poco sotto la fronte del Bàltoro, dove essa è quasi

interamente sbarrata dal ghiacciaio Biafo (vedi il mio Karakoram, pag. 200-204, e la tavola a pag. 199).

  1. VIGNE 1. c., Vol. II, pag. 319 e 362.

r:

(2) Nel 1833, secondo il CUNINGHAM, 1. c., pag. 100.

339

  1. H. STRACHEY, 1. c., pag. 55 e segg.

  2. Rif. dal CUNINGHAM, 1. c., pag. 99-101. Per curiosità storica, riporto la ipotesi del Cunningham, suggeritagli dalla apparente repentinità dell' arresto del fiume, che la discesa del ghiacciaio dipenda dal suo consumarsi, per cui, retraendosi i suoi fianchi dalle pareti della valle in cui è contenuto, vien loro

a mancare l' appoggio di esse e l' intiera massa scivola in basso.

  1. TH. THOMSON, Lettera nel Jour. Roy. Geog. Soc., Vol. XIX, 1849, pag. 36 ; e più estesamente

nel libro citato, a pag. 438.