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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0402 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 402 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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344   CAPITOLO DODICESIMO

Il 6 luglio, ristabilitosi il tempo, una prima comitiva di Ladachi trasporta un buon numero di carichi sull' isolotto roccioso nel centro della valle, dinanzi alla morena mediana. L' indomani il Ginori ci lascia per far ritorno al campo-base. Per quattro giorni egli ha fatto letture barometriche ogni quattro ore, di giorno e di notte, sincrone con quelle raccolte dall' Alessandri sul Dèpsang. Contemporaneamente una prima carovana di uomini, guidata dal Petigax, inizia il trasporto della nostra roba attraverso il ghiacciaio, fino al promontorio al cui piede il ramo meridionale del Rimu confluisce col tronco principale. L' Alessio e l' Abetti misurano una base presso il campo, e fanno una stazione sul ciglio della morena mediana; Jamna Prasad raccoglie sulla tavoletta da una stazione alta il maggior numero possibile di elementi topografici del vallone meridionale del Rimu e del suo circo superiore.

Dopo la burrasca di neve il tempo era ritornato perfettamente sereno, con serate d' una bellezza incomparabile. Come su Bàltoro, era rimarchevolissima la luminosità del cielo verso Oriente subito dopo il tramonto ; solo più tardi compaiono le delicate tinte dell' occaso ad Occidente. Le spicule più fine che terminano le guglie dei blocchi di ghiaccio spiccano taglienti sul cielo azzurro scurissimo, quasi nero. Poi tutto il candore immacolato del vasto bacino viene pervaso dalla dolce luce del plenilunio

  • l' immobilità dei monti e delle valli par veramente un sonno profondo nella quiete immensa della notte.

In questi giorni ho fatto raccogliere nei valloncini dietro il campo una provvista di burtsè e di un tamarisco nano (coi rami adagiati sul suolo), da servire come cornbustibile ai portatori nelle prime tappe sul ghiacciaio. Il 9, mi incammino coil' Antilli

  • coi portatori ritornati già dal fianco destro del ghiacciaio per raggiungervi il Petigax, fermatosi lassù per ricevere e rimandare le carovane di trasporto. L' Alessio

  • l' Abetti si trattengono al campo basso altri due giorni, per i lavori topografici.

Guadato il torrente marginale, procediamo sul suolo ondulato, coperto di detriti morenici, seminato di pozze d' acqua, a breve distanza dalla fronte del ghiacciaio. Sopra noi incombono i blocchi di ghiaccio giganteschi, formando una fila regolare di spigoli diritti, taglienti, come prue di corazzate allineate per una rivista navale. Altri, ròsi dalla fusione, inclinati sulle basi, ricordano scafi di navi gettate alla costa. I portatori traversano il secondo torrente che sgorga di fianco alla morena, per guadagnare l' estremità di questa. Essa termina nella valle con una scarpa inclinata a circa 30°, sporgente dalla linea della fronte del ghiacciaio ; il suo ciglio è alto 95 metri sopra il piano della valle. Noi evitiamo il secondo guado, entrando tra i blocchi di ghiaccio per una via trovata dal Petigax qualche giorno prima, molto pittoresca, che, attraverso un dedalo di corridoi, ci porta al grande solco fra ghiacciaio nudo

  • morena. Vi scendiamo dentro, e ne risaliamo obliquamente l' altro fianco. Dopo filiamo diritti sulla morena piana, agevole, formata di uno strato di fini detriti su un fondo di sabbia e di fango abbastanza aderente al ghiaccio sottostante. Vi sono pochi saliscendi e con pendenze moderate ; di quando in quando costeggiamo laghetti glaciali. La fusione è intensa, e tutto attorno è un gocciolio continuo e un rotolare