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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0408 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 408 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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346   CAPITOLO DODICESIMÙ

di pietruzze sulle chine. In circa tre ore arriviamo al piede del promontorio con cui termina il contrafforte divisorio fra i due tronchi del ghiacciaio. Seguitiamo verso Nord nel largo solco fra l' orlo destro del tronco principale ed il fianco della valle, e poco oltre troviamo il Petigax, nel luogo da lui scelto per il primo campo del Rimu. Siamo appena 200 m. più alti del piede del ghiacciaio, in un largo spazio fra la costa del monte ed il ghiacciaio, dal quale ci separa un' antica morena marginale abbandonata. Oltre essa è un torrentello, e il fianco del ghiacciaio, ripido, rivestito d' un sottile strato di detriti fino al ciglio, sul quale sporgono le punte dei seracchi. Il torrentello marginale finisce in un laghetto, sormontato da un tipico cono morenico, alto 40-50 metri, che non appare certo causato da pressione, poichè il ghiacciaio è tutto addossato contro l' altro fianco della valle, e il cono è sul suo estremo orlo destro, distante almeno 200 metri dalla costa dei monti.

Il pomeriggio è sereno, caldo, senza un filo di vento. I portatori, deposti i carichi, si svestono e stanno a crocchio, accoccolati in terra, i tronchi nudi, spidocchiando assiduamente le loro vesti di lana. Ossequienti al primo precetto del Buddha, di non togliere la vita agli esseri, buttano via gli animaletti tutto attorno a sè, sulle pietre : « sinent se religionis causa a pediculis aliisque infestis animalculis vellicare », diceva già il Giorgi ('). Rimaniamo in questo campo tre giorni, per dar tempo ai compagni di raggiungerci, ed agli uomini di portar fin qua le provviste per un mese. Il tempo s' è rifatto instabile e capriccioso come era sul Dèpsang.

Di qui innanzi la via è facilissima e punto faticosa, su per il fianco della valle a pendio dolcissimo, dapprima proseguendo nel solco fra ghiacciaio e parete, poi sulla morena viva marginale. Accanto a noi giace il ghiacciaio tutto rotto in blocchi candidi come panna, disposti in grandi ondate traversali. Ripete quasi esattamente

l' aspetto del ghiacciaio Seward nell' Alasca (e), anch' esso compreso in una valle ampiissima ed aperta che fa parere modeste le catene che la rinchiudono. È invece completamente diverso dagli altri grandi ghiacciai dei Caracorùm, Hispar, Biafo, Bàltoro, corridoi ciclopici fra tremende pareti precipitose di migliaia di metri ed interamente coperti, almeno nella parte inferiore, dalla pietraia nera delle morene

diffuse. Invece il Rimu è tutto aperto alla luce, che riflette col candore immacolato dei suoi seracchi; e, sebbene sia di dimensioni assai minori di quelli, dà un' impressione

di molto maggior vastità. Dalle illustrazioni del Longstaff e dei Workmann sembre-

rebbe che il ghiacciaio Siàcen, interposto fra quelli ed il Rimu, abbia caratteri intermedi. A sinistra del ghiacciaio si stende una catena di monti nudi, privi di nevi o di ghiacci, con una sola valle che si addentra profondamente tra essi, anch' essa vuota.

Solo alla sua estremità settentrionale è una grossa vetta (6364 della carta) rivestita di ghiacciai. Invece la catena a destra della valle, di cui seguiamo il piede, è formata da una serie di massicci montuosi, coperti di ghiaccio e divisi da valli profonde tutte

  1. Alphabetum Tibetanurn ; pag. 457.

  2. Confronta le illustrazioni del cap. VI nel mio Monte Sant' Elia, Milano, 1900.