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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0426 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 426 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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356   CAPITOLO DODICESIMO

L' indomani, nelle prime ore del mattino, saliamo la gobba crepacciata del ghiacciaio contornando il piede del contrafforte meridionale del monte 6665. Poco prima di raggiungerne il sommo l' Alessio e l' Abetti col Petigax e Jamna Prasad e tre portatori si staccano dalla carovana per andare a fare una stazione verso il centro del ghiacciaio, legandosi in cordata, perchè si intravedono grandi crepacce con ponti di neve. Io proseguo coli' Antilli lungo la costa sinistra senza distanziare troppo i portatori; ma, dopo breve tratto, aumentando il numero delle crepaccie, coperte da neve infida, formiamo una carovana d' avanguardia legandoci con quattro portatori. Gli altri ci seguono da presso sulle nostre orme. La precauzione era stata presa in tempo; ma non fu purtroppo sufficiente, perchè poco più in là, uno dei portatori sfondò un ponte, e scomparve in un crepaccio. Richiamati dalle grida dei suoi compagni fummo subito con loro. Per fortuna era un crepaccio stretto e a pareti diritte non svasate. Il caduto s' era fermato, incastrato nella angusta fessura, un 7-8 metri sotto la superficie. Gli caliamo una corda, la afferra, ma non riesce a legarsi per la posizione incomoda. Alla mia richiesta, si presenta subito un volonteroso di Càrghil che acconsente a esser calato in quel baratro colla corda. Poco dopo tiriamo su il carico del caduto, fortunatamente un voluminoso e morbido sacco-letto che attutì il colpo, poi il caduto stesso, e infine il compagno sceso ad aiutarlo. La vittima dell' accidente per gran fortuna è incolume, salvo una leggera distorsione ad un ginocchio, richiedente solo una fascia elastica e un breve riposo. Lo rimando al campo di sotto con due portatori, che lo accompagneranno giù passo passo. Frattanto ci hanno raggiunto i compagni, finite le loro osservazioni, e leghiamo tutta la carovana in tre cordate; operazione lunga e fastidiosa, perchè abbiamo trenta portatori con noi, ed è la prima volta che fanno uso della corda.

L' attenzione che richiedeva la via, e poi l' accidente ci avevano distratto alquanto dallo spettacolo che s' era aperto a noi appena superata la balza del ghiacciaio. Eravamo pervenuti al suo circo superiore, vastissimo. Vi discendono due grandi fiumi di ghiaccio da Sud. Verso Ovest, la testata del ghiacciaio non appare chiusa da una catena di monti, ma da una linea di coni ghiacciati e di roccia, che di qua sembrano isolati, come vette di monti sporgenti attraverso il ghiacciaio che ha riempito il bacino fino all' orlo. Dietro esse è il vallone del Tarim Sher, uno dei maggiori affluenti del ghiacciaio Siàcen, al quale conduce un valico che si apre fra queste cimette e un basso contrafforte, in gran parte coperto di ghiaccio, ad una altezza di circa 6200 metri sul mare (').

Il circo si allarga verso Nord, ove è circoscritto da un ampio semicerchio di monti, poche centinaia di metri più alti del ghiacciaio, nei quali si intravede l'apertura di un valico che, secondo ogni probabilità, è sulla cresta spartiacque del Caracorùm.

L' intiero bacino glaciale è rotto da crepacce incrociantisi in tutti i sensi, senza regola od ordine, che traspaiono qua e là dalla incompleta copertura di neve che

(1) Vedi nel cap. XV i raffronti colle osservazioni della spedizione Workman allo Siàcen.