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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0432 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 432 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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360   CAPITOLO DODICESIMO

spedizione )3ullok Workman sullo Siàcen, forse perchè hanno tavola imbandita sulla carovaniera del Caracorùm.

La morena su cui eravamo accampati era sparita alla vista; tutto era coperto del manto bianco uniforme, e seguitava a cadere dell' altra neve. Io leggevo nei

silenzi del Petigax che egli cominciava a preoccuparsi per il ritorno, con tutto il campo da trasportare nella neve che ogni giorno cresceva sul ghiacciaio, e non ero tranquillo. Oramai era svanita ogni speranza di poter riprendere il lavoro nel circo superiore; ma bisognava pur riavere gli strumenti lasciati al campo alto. Il 2 Agosto, nel pomeriggio, durante una sosta della nevicata, si incamminarono su pel ghiacciaio dieci portatori, dei migliori. La neve ricominciò a cadere prima di sera, e durò tutta la notte e tutto l' indomani, fitta, pesante, senza un momento di sosta. Solo a pomeriggio inoltrato tornò la carovana dal campo alto sollevandomi da una inquietudine che mi rodeva dentro fin dal momento in cui erano partiti. Recavano con sè gli strumenti e la tenda lasciata lassù sei giorni prima, ed erano tutti in buona salute, salvo uno che aveva mal di capo, tosse e sputo sanguigno: fenomeni transitori, dovuti all' altitudine.

L' indomani, 4 Agosto, il dodicesimo giorno dopo che v' eravamo prima arrivati, lasciavamo il campo sesto. Il nevischio che ci frustava il viso portato dal vento stizzoso, acuiva il freddo, e rendeva penoso il lavoro di smontare il campo. Gli uomini intirizziti non davano quasi nessun aiuto. Solamente dopo oltre due ore di sforzi, i carichi furono composti alla meglio. Ci incamminammo, lasciando al buon Jamna Prasad di seguirci coi portatori. Dovevamo traversare obliquamente il ghiacciaio per recarci direttamente al luogo dove era stato messo già il secondo campo sulla morena ai piedi della parete destra della valle. Vi era quasi mezzo metro di neve, e siccome il centro del ghiacciaio ci era ignoto, era prudente che l' avanguardia procedesse legata. Lunghissima marcia e faticosa, nella neve profonda, per le prime ore nella nebbia, che più tardi si alzò, scoprendo un cielo carico di nubi pesanti.

Col dileguarsi della nebbia ci si svelò un passaggio nuovissimo ; sembrava che d' un tratto vi fosse calato sopra l' inverno. Fin dove arrivava la vista, le coste, le creste ed i ghiacciai erano coperti dal mantello uniforme delle nevi recenti. Quando fummo discesi tanto da spinger lo sguardo giù, verso Sud-Est, oltre la curva del ghiacciaio, vedemmo che la sua parte bassa aveva lo stesso aspetto, e anche le chine che racchiudono la valle Sciàiok alla sua origine erano cariche di neve, e la pendice che sale all' Altipiano Dèpsang, sembrava coperta da un vasto ghiacciaio. Fu gran fortuna che nei primi giorni della esplorazione avessimo potuto vedere il bacino del Rimu nel suo aspetto normale estivo; perchè ora sarebbe stato impossibile distinguere i limiti dei ghiacciai, le creste rocciose da quelle nevose, le valli vuote da

quelle ghiacciate.

Giunti presso il fianco destro del ghiacciaio, troviamo neve un po' meno alta sulla morena marginale. E vicino il tramonto. Tutto il cielo a Occidente è coperto da grandi striscie di nubi che poco a poco si raccolgono in una immensa cintura