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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0433 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 433 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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GHIACCIAIO RIMU   361

dietro le vette alla testata del ghiacciaio. Il sole, basso, indora e infuoca i vapori addensati, e le catene contro luce acquistano una bellezza trascendentale. Sono le consolazioni del cattivo tempo. Giungiamo al campo poco prima delle 19, avendo impiegato dieci ore a discendere 12 Km. di ghiacciaio. Qui non y' è che la tenda-cucina, che avevamo lasciato indietro, e un' altra piccola tenda dove riposano da vari giorni il portatore di Càrghil che era caduto nella crepaccia ed il Balti ammalatosi al campo alto. Del resto siamo troppo stanchi per avere desiderio di pranzare. Due ore dopo di noi cominciano ad arrivare i portatori; e per la prima volta giungono alla spicciolata, esausti, uno, due alla volta. Gli ultimi uomini ci raggiungono alla mezzanotte. Ma ne manca uno, un Ladaco non più giovane, che probabilmente ha ceduto alla fatica, e s' è assopito sul ghiacciaio ignaro del pericolo. Colla carovana numerosa sparpagliata pel ghiacciaio, gli altri portatori non avevano potuto accorgersi della sua assenza. Ha ripreso a nevicare fitto, e a quest' ora, pur troppo, nel mezzo della notte, non si può far nulla per lui. Appena giorno, mando indietro due uomini a farne ricerca. Degli altri, molti hanno 1' oftalmia da neve, qualcuno ha congelazioni superficiali ai piedi. Se avessi ritardato anche un giorno o due a decidere la ritirata, avrei dovuto destinare metà degli uomini ad accompagnare e assistere l' altra metà, inferma. Intanto bisognava condurre tutti al più presto in basso. Lasciamo il campo a giorno inoltrato, seguìti da presso da tutti i portatori. Rimane Jamna Prasad ad aspettare il portatore disperso e quelli che ne sono andati alla ricerca. Seguita, naturalmente, a nevicare, e non smette un minuto tutto il giorno. Il ghiacciaio è morto, non rotola un sasso, non corre un filo d' acqua a rompere il silenzio profondo. Tutti gli spigoli e le linee dure sono arrotondate e smussate dalla neve. Malgrado la neve accumulata negli avvallamenti della morena, si cammina senza troppa fatica, e in circa sei ore, arriviamo tutti al luogo del primo campo, insieme coi portatori.

L' indomani, con nostra grande contentezza ci raggiunge Jamna Prasad con tre portatori, fra cui lo sperduto, trovato miracolosamente ancora vivo, dopo la notte passata sul ghiacciaio sotto la fitta nevicata. E anzi in condizioni abbastanza buone. Per la prima volta, dopo tanti giorni, non nevica, e verso sera il cielo è sereno. Quel giorno e il successivo si poterono mandare a prendere i carichi lasciati indietro al terzo campo. Raccolgo insieme i pochi uomini divenuti inabili al lavoro, e rimando al Dèpsang, di dove proseguiranno per ritornare alle loro case.

Il mattino dell' 8 Agosto, colla carovana riposata dagli strapazzi patiti, ci incamminammo per assolvere 1' ultima parte del nostro compito, l' esplorazione del tronco meridionale del Rimu. Il tempo è rimesso, caldo, calmo. Ventiquattr' ore di sole hanno spogliato le coste di gran parte . della neve caduta nei giorni precedenti. In venti minuti arriviamo alla estremità del contrafforte divisorio fra i due tronchi del ghiacciaio. Le sue chine sono cosparse di macchie verdi d' erba costellate di fiorellini azzurro pallido e gialli, con qualche piccolo edelweiss nano ; nella loro rarità, in mezzo a quel deserto di ghiacci, ci paiono cose preziose, come gioielli, e involonta-

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