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0452 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 452 (Color Image)

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doi: 10.20676/00000174
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380   CAPITOLO TREDICESIMO

assorbito troppo ; e d' altra parte è già stata, più o meno, raccolta ; e infine non l'avrei veduta in fioritura. Si era deciso, dunque, di raccogliere solo sopra ai 5000 metri. E così avevamo cominciato a fare sin dalle Dèpsang, mediante il materiale da raccolta che mi aveva fornito l' Istituto Botanico fiorentino. E proseguimmo sempre durante tutta la escursione sugli altipiani, e poi nella successiva, ed anche durante il viaggio di ritorno nelle prime tappe sopra a quella altezza prefissa.

Crediamo, così, di essere stati completi, o quasi, nella raccolta : sono una novantina di specie, non più ; ma che coi loro fiori profumati e vivamente coloriti mettevano una insolita nota di grazia delicata nella desolata nudità del paesaggio roccioso. E interessanti : perchè quasi tutte identiche alle specie alpine. Che forse anche queste provengano da questa maravigliosa Asia Centrale, come ne sono provenute le vaghe farfalle, e come ne son venute, in lontani tempi, le genti umane ?

Passammo il valico ampio e depresso, e ci trovammo al di là in una delle solite grandi valli, ricolme di alluvioni e limitate da mediocri creste rocciose. La si prese a discendere : ma andava verso Settentrione, poi piegava verso NO. Che portasse, anche essa, al Caracàsh ? Bisognava abbandonarla. E la si abbandonò per una sua affluente, che proveniva da E. Ma questa, dopo pochi chilometri, ci mostrò una grande insellatura sul suo fianco destro. Si posero le tende e si andò in ricognizione : al di là scendeva un' altra valle, verso NE., ma in fondo ad essa l' orizzonte si apriva in un piano immenso, che la caligine crepuscolare rendeva indistinto ma perfettamente uniforme.

Erano, finalmente, le Lingzi-Tang, in quella loro parte più settentrionale che è talora distinta col nome di Akhsàe-Cin : era, insomma, la nostra meta. Il giorno dopo la raggiungemmo, costeggiando il margine meridionale della gran pianura, finchè si giunse a una sorgente, che segna la località di Taldàt.

Non era, però, agevole camminare nella sabbia fine, quasi impalpabile, della pianura : vi si affondava maledettamente. E lo provammo non solo per raggiungere Taldàt, ma specialmente il giorno dopo che impiegammo al riconoscimento, almeno parziale, della zona centrale di quel gran piano uniforme. Non tanto uniforme, però, che le acque della sorgente non possano scorrere in un letto infossato nelle argille, e poi formare un lago, e poi passare in un altro, oltre il quale noi non le potemmo più seguire : ma scorgemmo una zona acquitrinosa, dove esse, evidentemente, si fermano, saturandosi per la forte evaporazione e la mancanza di un ulteriore emissario.

Il pensiero però ricorre al tempo nel quale tutta questa immensa pianura era un gran lago, come dimostrano gli estesi depositi di argilla di tutta la sua parte centrale, e i materiali via via più grossolani della fascia marginale, ed i terrazzi che qui si osservano e fin anche le traccie di erosione che abbiamo visto localmente nell' orlo roccioso del gran bacino piatto.