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0473 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 473 (Color Image)

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doi: 10.20676/00000174
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LO SPARTIACQUE TRA IL GHIACCIAIO RIMU ED IL VALICO CARACORUM   399

centinaia di metri, giungemmo tutti all' altra riva, ove, dopo pochi minuti di cammino, incontrammo la comitiva di soccorso che ci tolse dall' incertezza sulla sorte del Wood.

Tutto il giorno 20 luglio continuammo a discendere la valle, che conservava gli stessi caratteri, con largo fondo piano, formato dal greto del fiume, fiancheggiato dai coni di deiezione alla apertura delle valli tributarie, fra monotoni pendii di detriti bruni. Il fondo della valle si andava però allargando a poco a poco, mentre il fiume, diviso in più rami, cresceva gradatamente di volume. Il vallone, dopo essersi diretto per un lungo tratto quasi rettilineo verso Nord-Ovest, piega con un' ampia curva verso Nord-Est. Qui un tratto paludoso cosparso di sterpi di burtsé ci costrinse a lasciare il fondo della valle, mettendoci su per i pendii brulli di certi bassi contrafforti. Poco più oltre, traversammo lo sbocco di una grande tributaria proveniente da Occidente dove scorre un torrente considerevole. Ci ripromettemmo di esplorarla più tardi, in un secondo periodo di lavoro, e proseguimmo la marcia giù per la valle principale fino alla estremità settentrionale d' un vasto slargo, dove sbocca da una stretta gola rocciosa un altro affluente, anch' esso importante. Qui mettemmo le tende, mentre cadeva un' acquerugiola, che più tardi nella notte divenne pioggia dirotta.

Ci trovavamo ormai a 70 Km. dalla sorgente del fiume, e la valle continuava a scendere sempre più vasta, fin dove giungeva la vista, verso settentrione. Non v' era più alcun dubbio possibile, il fiume di cui avevamo scoperto l' origine nel ramo settentrionale del ghiacciaio Rimu, e che avevamo seguito nel suo corso a valle per tanti giorni, era veramente lo Iàrcand.

Ci conveniva ora riprendere l' esplorazione delle catene e delle valli appartenenti allo spartiacque del Caracorùm, nel tratto fra il Rimu ed il valico carovaniero, secondo il programma prestabilito. Perciò, il mattino del 21, sotto la fitta pioggia, ripiegate le tende, ci dirigemmo verso Oriente. Coll' aiuto della corda ed a gruppi di più uomini stretti insieme, la nostra carovana traversò il fiume un poco più a monte, dove era diviso in molti rami, e ci mettemmo su per una valle tributaria che si stende per 20 Km. parallelamente al vallone principale, dietro la giogaia su cui avevamo fatto stazione il 19 luglio (cima 5674). Vi scorre un torrente dalle acque limpide, in un letto profondo, che in certi tratti è una buia gola fra alte pareti di roccia che arrivano quasi a toccarsi sopra di essa. Noi procedemmo sui facili pendii soprastanti. Ci fermammo a metà valle, in un piccolo spiano coperto da un delizioso praticello d' erba fitta, cosparso di fiorellini alpestri. Il sole era tornato a risplendere e cresceva il fascino di quella piccola oasi di verzura nel vasto deserto di roccie.

Il giorno seguente traversammo il colletto alla testata della valle, scendendo in un' altra tributaria dello Iàrcand, che per una gola fra alte pareti di rocce rossastre ci ricondusse al vallone principale. Una breve costa separava lo sbocco di questa valletta da quello d' un' altra tributaria orientale, poco più a monte.

Per maggior vantaggio del nostro lavoro esplorativo e topografico, decidemmo di tentare per questa la traversata del massiccio montuoso che ci separava dalla via