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0508 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 508 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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428   CAPITOLO QUINDICESIMO

terza tributaria occidentale esplorate dal Wood e dallo Spranger. Vi sono 61 Km. di ghiacciai da percorrere per pervenire al Turchestan La, e almeno altri 20 Km. di ghiacciaio Urdok da discendere. La Signora Workman, non senza buoni argomenti, ritiene inammissibile che anche questa abbia mai potuto essere una via adoperata dagli indigeni di qua e di là del Caracorùm (').

Siamo perciò dinanzi ad una assoluta contraddizione fra la conclusione cui ci conduce l' osservazione diretta dei luoghi e le chiare indicazioni che sembrano scaturire dalle vestigia lasciate da antichi viandanti, cui si aggiungono tradizioni così precise e concordanti, che non si possono senz' altro tacciare di favole.

Già il Vigne, nel 1842, aveva raccolto la notizia della esistenza di una via a Iàrcand per Ali Bransa, ed aveva fatto un tentativo, frustrato dal cattivo tempo, di raggiungere il Bilafon La (2).

Il Neve intese parlare dagli abitanti di Nubra di incursioni brigantesche di Cangiuti (gente di Hunza e di Nagar), pervenuti nella loro valle per un passo alla testata del ghiacciaio Siàcen ; ed erano anche consapevoli di un valico fra lo Siàcen ed il Rimu ('`).

Un notabile di Càpalu, Shere Ali Khan, riferì al Longstaff che di là dal ghiacciaio Bilafon v' erano due vie, conducenti 1' una a Iàrcand, l' altra a Nubra. E dal sommo del Bilafon La, due portatori Balti, nell' indicargli lo Siàcen col nome Tarim, aggiunsero che per esso si perveniva a Ciang Tang, alle « pianure del Nord », cioè agli altipiani di qua o di là del Caracorùm (a).

In aggiunta a ciò, si può anche osservare che il solo fatto che ghiacciai, valichi e luoghi di bivacco abbiano nomi indigeni, è di per sè una prova che vi fu un tempo in cui furono frequentati da viandanti.

Mi sembra dunque che si debbano accettare per vere le tradizioni, le quali però devono riferirsi ad un tempo in cui le condizioni dei ghiacciai e dei valichi erano assai diverse da quelle attuali, e tali da renderne possibile la traversata a comitive di indigeni carichi delle loro mercanzie. Sappiamo che questi cambiamenti hanno avuto luogo in altri ghiacciai del Caracorùm; come per esempio in quelli dei due valichi Mustagh, oggi impraticabili, mentre vi sono prove storiche inoppugnabili che fino a circa un secolo fa erano vie di comunicazione frequentate fra il Bàltistan ed il Turchestan (e).

  1. Vedi nel libro dei WORKMAN, alle pagg. 178, 188 e la Nota I a pag. 220.

  2. VIGNE, 1. c., Vol. II, pag. 382-387. Il valico ipotetico conducente nel Turchestan è anche indicato nella carta che accompagna i volumi.

  3. A. NEVE, nel citato Thirty Years in Kashmir, pag. 254, 259.

  4. Riferito dal NEVE (1. c., pag. 292), che fu col LONGSTAFF sul Bilafon La. E da notare che il

VIGNE (1. c., Vol. II, pag. 364) chiama Chang Thung gli altipiani dove nasce il Caracàsh, a S. E. del valico Caracorùm.

  1. Vedi il mio Karakoram, a pag. 245.

Il Wood ha riassunto le quistioni riguardanti le antiche vie di comunicazione fra i paesi a Mezzo-

giorno e a Settentrione dei Monti Caracorùm in una Appendice alla sua Relazione pubblicata dall' Ufficio Trigonometrico di Dehra Dun nel 1922.