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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0511 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 511 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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VALICHI CARACORUM, SUCHET E COCART   431

vicende della spedizione. Il Ginori dividerà con lui i lavori astronomici delle stazioni geofisiche che restano da compiere.

L' indomani mattina, 17 agosto, ci accomiatiamo dall' Alessio, l' Antilli e l' Alessandri. Siamo commossi, anche se nessuna parola lo rivela ; la grandezza del cataclisma che causa la nostra separazione grava sulle nostre coscienze e non consente alcuna considerazione personale ; ma seguiamo a lungo cogli occhi la piccola carovana che si allontana verso Sud sull' altipiano, finchè scompare dietro una piega del terreno (1).

Da ora in poi, tutto fu cambiato per noi. Privi di qualunque notizia per mesi interi, vivemmo col pensiero assillante di quel che poteva accadere nelle nostre patrie, come chi abbia una persona cara minacciata da gravissimo pericolo, forse già in lotta con esso, e non la possa raggiungere, nè esserne informato.

L' indomani lasciavano alla loro volta il campo-base il Dainelli e il Marinelli, precedendoci attraverso il Caracorùm per aver agio di raccogliere fossili, roccie e piante e di completare le osservazioni geologiche. Li rivedemmo di quando in quando sulla via; ma procedettero indipendentemente da noi fino a Sughèt Caròl, seguendo le ore e le tappe più convenienti per i loro studi. Al momento in cui tutto sembrava pronto per la loro partenza, i 25 portatori scelti per la loro carovana rifiutarono di mettersi per via. La partenza dei compagni il giorno innanzi verso Lè doveva avere risvegliato la nostalgia per le loro case ; e sembravano sopratutto decisi a ritornarsene diciotto uomini di Càrghil, che da sei mesi faticavano per noi. Gli altri si limitavano a domandare una paga più lauta. Con un poco di pazienza finimmo di persuaderli tutti a continuare a servire la spedizione a condizioni ragionevoli. Poi riprendemmo il lavoro smontando la stazione e riponendo gli strumenti per il nuovo viaggio.

Seguitammo senza interruzione a imballare le nostre cose tutto il 19, mentre arrivavano alla spicciolata i cammelli, i cavalli e gli asini della nostra carovana, condotti da Chirghisi, raccogliendosi man mano sull' altra riva del torrentello, in faccia al nostro campo. Li aveva preceduti Rasul Galwan, col figlio del beg chirghiso di Sciaidulla.

Rifatto il conto delle provviste che ancora ci abbisognavano per il rimanente della campagna, col diminuito nostro numero, rimanevano molte cassette di viveri superflui. In parte le rimandammo subito a Lè, insieme con 16 casse di esemplari di roccie e di fossili, il resto venne disposto in una bella catasta, che Rasul Galwan avrebbe preso seco più tardi, al suo ritorno dal Turchestan Cinese, dopo finito il suo servizio. Par strano di lasciare questa roba sull' orlo della strada percorsa da

(1) I nostri compagni procedettero a tappe forzate,rfermandosi appena il tempo necessario per riposare la notte, incitando continuamente i portatori e valendosi anche di tutti i mezzi di trasporto che poterono trovare per via. Per il valico Sassir, la valle Nubra e il Cardòng La, riuscirono ad arrivare a Lè in nove giorni, a Srinàgar in altri dieci; e l'8 settembre erano già a Bombay — ventitre soli giorni dopo lasciato l' altipiano Dèpsang — di dove salpavano il 12 per far ritorno in patria.

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