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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0538 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 538 ページ(カラー画像)

キャプション

[Photo] ヤンギ・ダワーン峠から南方を眺めるVista verso Sud dall'Ianghi Dauàn.

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doi: 10.20676/00000174
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458   CAPITOLO SEDICESIMO

feribile il cavallo, buon nuotatore, al cammello, che, se cade, od è travolto, annega con certezza. Anche gli jak hanno fama di saper nuotare benissimo e per lunghi tratti (1).

Con un corso così complicato e indiretto le nostre marcie erano di solito lunghe

più del doppio dei tratti di valle effettivamente percorsi. Il 7 settembre, quando lasciammo Khergès Giangàl per iniziare la discesa del Ràschem Darià impiegammo otto ore a inoltrarci per circa dieci chilometri nella valle, guadando il fiume cinque volte, per risalire di qua e di là di esso, sugli alti terrazzi e sui coni alluvionali

delle sue rive.

Ci fermammo per la tappa sulla

riva sinistra del fiume, dirimpetto a una gran valle che si inoltra lontana, con pendio moderato, fra i contrafforti della giogaia del Cuen Lun, e conduce al valico Ianghi Dauàn (Nuovo Passo), per il quale passa la via autunnale fra Asia Centrale e Làdak, che risale lo Iàrcand o Ràskem Darià fino a Khàpalun, e si ricongiunge a Aktàgh colla via di Sciaidulla, procedendo poi al passo Caracorùm e oltre. Poco più a monte del nostro campo sulla riva destra del Ràskem è il luogo di tappa Culàn Uldè (morte del culàn, nome

turco per il klang, o asino selvatico del Tibet) dove fanno tappa le carovane provenienti dall' Ianghi Dauàn, o ad esso dirette.

L' esistenza di questo valico e di questa via fra il Caracorùm e il Turchestàn fu rivelata per la prima volta dallo Hayward (1868), il quale tuttavia non sali sul passo, ma su una vetta del Cuen Lun in prossimità di esso, e credette di mirare verso Sud, di là del Ràschem Darià la giogaia del Caracorùm, mentre aveva dinanzi i monti dell'Aghil (2). Passarono poi il Ianghi Dauàn nel 1874 i membri della seconda missione del Forsyth, al ritorno da Càshgar (e).

Quasi un mese dopo il nostro passaggio, arrivarono in questo luogo il Wood, lo Spranger e il Petigax, dopo ultimata l' esplorazione dei tributari dell' alto Iàrcand, e imboccarono la valle dell' Ianghi Dauàn. In alto essa diventa una stretta gola, che mette a pendii sassosi e aperti, pei quali si perviene al passo (m. 5030 secondo lo

(1) H. SCHLAGINTWEIT (op. cit. Vol. IV, pag. 39) dedica una intiera pagina alla descrizione della vertigine e delle sensazioni illusorie che si provano nel guadare i fiumi a cavallo. Altrove afferma (ivi, a pag. 198) che i cammelli guadano i fiumi meglio dei cavalli e degli jak.

(r) Vedi G. W. HAYWARD, 1. c. pagg. 55 e 57.

(3) Vedi la citata Autobiography del FORSYTH, pag. 197.

Neg. Spranger

Vista verso Sud dall' Ianghi Dauàn.