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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0543 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 543 ページ(カラー画像)

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[Photo] キャラバンのバサール・ダラ地区への到着Arrivo della carovana a Basàr Darà.

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doi: 10.20676/00000174
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VALICHI CARACORUM, SUGHET E COCART   463

ricalasino. Di là del contrafforte traversiamo alcuni ampii declivi che scendono gradatamente alla confluenza di valli dove è posto Basàr Darà. Proprio all' angolo della confluenza, sulla riva destra dei due fiumi (e non sulla riva sinistra del Ràschem, come indicano le carte), a 3679 m. s. m. stanno due fortilizi ; uno, più antico, che è un semplice quadrato di mura in rovina ; l' altro, cento metri più sotto, con tre lati di mura di ciottoli cementati con fango, e il quarto formato dalla roccia stessa dello sperone d' angolo tra i due fiumi. V' è un cortile interno pieno di fango, e poche camerette terrene lungo uno dei lati.

A quanto pare, venne costrutto dai Ci-

nesi presso a poco alla stessa epoca del

forte di Sughèt. Vi viene una volta

l' anno per pochi giorni un funzionario

cinese per raccogliere le tasse dai Chir-

ghisi di questa regione. Lo stretto spiano

t..

attorno ai forti è acquitrinoso e coperto di erbacce, e a stento troviamo uno spazio asciutto per mettervi le nostre poche tende. Il luogo è rinserrato fra

pareti nere scoscese ; quella che ci so-

vrasta, al cui piede sono i forti, è ta-

gliata da una grande striscia rossastra

di pietrame rotto che scende diritta alla valle ; è una antica cava di minerale di ferro fra gli schisti.

Subito sotto la confluenza, il Ràschem Darià entra in una serie di profonde e strettissime gole, oltre le quali si apre sulla riva sinistra la valle che conduce al valico della catena Aghil, la porta per cui intendevamo entrare nella valle Oprang, sulla via percorsa da Sir Francis Younghusband (nel 1887 e nel 1889). Fin da quando eravamo entrati nella valle Ràschem, queste gole erano state oggetto di molti ansiosi pensieri e preoccupazioni, poichè i Chirghisi della nostra scorta dichiaravano che, col fiume così gonfio come era tuttora in questo autunno, non era neppur da pensare di poterle oltrepassare. Ma, insieme cogli animali da trasporto che ci erano pervenuti dal passo Cirak Saldi, era un vecchio sperimentato, conoscitore di genti e di strade, che aveva subito dissipato i nostri timori, per la tranquilla sicurezza con cui guarantiva di farci superare l' ostacolo. Era un aksacal, (barba bianca) cioè uno dei maggiorenti, che nelle città del Turchestàn vengono eletti per il loro senno e la loro prudenza a esercitare funzioni di arbitri o giudici conciliatori, e talvolta hanno anche ufficio di consoli in rappresentanza delle collettività di sudditi esteri. Egli affermava di conoscere una via attraverso i contrafforti della riva destra del Ràschem, che ci avrebbe condotto in faccia allo sbocco del vallone dell'Aghil, in un punto dove era lecito sperare di poter traversare a guado il Ràschem stesso. Egli aveva percorso questa via da giovinetto, insieme con altri 21 compagni fatti prigionieri dai Cungiuti e trascinati a

Arrivo della carovana a Basàr Darà.