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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0556 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 556 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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472   CAPITOLO DICIASSETTESIMO

sato da lungo tempo di uscire dalla valle dell' alto Iàrcand. Il passo mette alla valle Culàn Arghè, dove scorre un altro affluente del Iàrcand ; la si traversa, e, oltrepassata un' altra catena pel valico Taktà Corùm, alto 5300 m., si entra in un sistema di valli che fanno parte del bacino superiore del Tiznàf, un fiume importante che per buon tratto corre nel piano del Turchestàn parallelo all' Iàrcand, perdendosi poi nelle sabbie. Si valicano ancora due contrafforti interposti fra queste valli tributarie del Tiznàf, pei passi Isciàk Art e Ak Corùm, e finalmente si arriva alle città del piano. È una via traversa che procede quasi direttamente da Sud a Nord, ma faticosa ed aspra oltre ogni dire.

Il solo Europeo che avesse valicato il Cucalàn Dauàn prima di noi sembra esser stato il Capitano Deasy, nel 1896 Q). Perciò incaricammo Jamna Prasad di fare il rilevamento topografico della via attraverso i monti, fino a Khargalìk, dandogli i mezzi per procedere indipendente da noi, con una piccola carovana propria.

Lasciando Basàr Darà, dopo percorso un breve tratto pianeggiante, ci si addentra nella valle tributaria, chiusa fra coste precipitose, dove sboccano gole secondarie anch' esse profondamente tagliate, che paiono fessure nelle pareti. Nella parte inferiore della valle, su uno stretto spiano lungo la riva sinistra del torrente, è una lunga fila di ruderi, i resti di un villaggio di minatori o cercatori d' oro, che era l' antico villaggio di Basàr Darà. Si scorgono ancora nei dintorni le buche e i pozzetti per la ricerca del minerale. Fra le mura diroccate delle case y' è un grande quadrato, la sede del forte, e recinti di pietre indicano il luogo dove circa un secolo fa si teneva ancora mercato di cavalli e di bestiame, che, insieme con un fiorente bazar, provvedeva ai bisogni ed agli scambi degli abitanti della Ràschem Darià, fino a che le incursioni dei briganti cungiuti fecero deserta tutta la regione.

E probabile che a quei tempi vi fosse una via discreta su per la valle. Ora non ve n' è rimasta traccia. Più sopra, per lunghi tratti, la gola diventa un vero borro, riempito di grossi macigni di granito ammucchiati alla rinfusa, fra cui tumultua e si infrange il torrente, e dobbiamo scender di sella e tirarci dietro i cavalli saltando di masso in masso, rimontando solo per traversare qualche specchio d' acqua aperto, o gli affluenti. Vi sono molte frane recenti, dove ci apriamo un varco facendo rotolare i frammenti di roccia. Per le strette aperture delle tributarie, tutte granito e schisti, con stupendi precipizi di rupi liscie, alte centinaia di metri, si intravedono i picchi più alti della catena Cuèn Lun, qualcuno coperto di ghiacciai.

In un breve tratto di valle aperta facemmo tappa, mettendo le tende su un isolotto sabbioso nel letto del fiume, malgrado il tempo di pioggia alternata a nevischio, che poteva anche procurarci una alluvione, per po' che fosse peggiorato ; ma preferii correre il rischio dell' acqua piuttosto che quello più immediato delle pietre cadenti

dalle pareti.

(') Vedi A. DEASY, 1. c., pag. 122-125. Oltrepassato il valico, egli discese la valle Culàn Arghè, e pervenne al piano per via diversa dalla nostra, senza entrare nella valle Tiznàf.