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0561 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 561 (Color Image)

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doi: 10.20676/00000174
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DA SURCOVAT A CASHGAR

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il bacino superiore del Tiznàf e la parte adiacente dell' alto Jàrcand, dove vengono a contatto coi Chirghisi ; ma sono strettamente endogami (').

Il Bellew descrive i Pakpu come timidi e riluttanti a confidarsi nel forestiero. Noi li trovammo cordiali e di facile commercio. Un bel vecchio dalla barba bianca fluente ci narra che sono qui stabilite cinque delle settanta famiglie che compongono questo piccolo gruppo etnico. Venti di esse provengono dalla valle del Ràschem, cacciate dai Cungiuti. Egli aveva assistito alla costruzione del forte moderno di Basàr Darà un venticinque anni prima. Quanto all' antico Basàr Darà, di cui avevamo veduto i ruderi nel salire al Cuculàn Dauàn, esso era abbandonato e in rovina da oltre tre generazioni. La sua esistenza data da tempi molto più remoti della vita di questa gente nella Ràschem Darà.

Tutto il giorno seguente discendiamo la valle, che si chiama Pakpu Darà. Malgrado il persistente grigio autunnale del tempo, ci sentiamo invasi da una letizia insolita, riflesso di tutto quello che vediamo attorno a noi, poichè siamo ridiscesi fra gli uomini dal deserto dei monti.

La valle è cosparsa di piccoli centri, mezzo attendamenti, mezzo abituri fissi, e formicola di armenti e di greggi ; cavalli con numerosi puledri, jak coi loro vitelli, asinelli, capre e pecore. V' è anche qualche campicello coltivato, cinto da un muro, presso a una casetta coll' aia dinanzi, e qua e là mietono la segale matura, tra uno svolazzare di piccioni e di uccellini dai colori vivaci. Le case, informi, sembrano i primi tentativi del nomade che si adatta ad una abitazione fissa. Sono blocchi rettangolari o quadrati o circolari, con muri di pisè a scarpa così accentuata che paiono piramidi tronche, una rozza porta, e, dentro, una unica camera senza finestre. Gli edifici sembrano tutti nuovi, o costruiti di recente. È una popolazione, già dispersa dalle scorrerie dei Cungiuti, che ritorna nei luoghi ridivenuti sicuri. Presso un gruppo di case vediamo un cimitero vastissimo, come se dovesse servire tutta la valle. È pieno di tombe mussulmane, in prevalenza sunnite, attorno a una tomba di Santo, decorata di aste e cenci e code di jak. Il luogo si chiama Sinevaldi, e vi trasportano salme da grandi distanze.

Nella valle scendono grandi affluenti, con banchi di argilla e di conglomerati agli sbocchi ; ma la nebbia non permette alle vista di penetrarle, e lascia appena intravedere vari ordini di creste e di contrafforti, coronati da guglie e da torrioni. La valle ampia, tutta verdeggiante, seminata di bellissimi rosai giganti coperti di fiori, si alterna di quando in quando con brevi strette. Scendiamo fin verso i 2700 m. s. m. — da circa sei mesi non ci eravamo più trovati sotto i 3000 — e ci fermiamo a un

(1) Vedi H. W. BELLEW, in Kashmir and Cashgar, pag. 397, e il capitolo di lui e del CHAPMAN nel citato rapporto di Sir T. D. FORSYTH, pag. 61, e il GORDON, 1. c., pag. 113 e 133 segg. Sir M. A. STEIN fa 1' ipotesi che questi Pakpu o Pakpo siano un gruppo staccato dei Tagiik che abitano il grande distretto Saricòl del Pamir, e che costituiscono un anello etnico fra i Saricoli iranici e le genti delle oasi del Turchestàn. (Vedi dello STEIN, Ruins of Desert Cathay, Londra 1912, Vol. I, pag. 89 segg. ; e Ancient Khotan, Detailed Report, Oxford 1907, pag. 25 segg.).