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0581 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 581 (Color Image)

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doi: 10.20676/00000174
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DA SURCOVAT A CASHGAR   495

E quando, montati in sella, stiamo per uscire dalla residenza, udiamo dietro di noi delle grida come di popolo in tumulto. Sono guai comuni a tutti i governi !

Ci rechiamo all' ufficio postale cinese, e lo troviamo chiuso e deserto. Solo dopo insistenze risolute ci conducono ad una camera vicina, dove senza alcun riguardo interrompiamo i sogni oppiacei del capo-ufficio, un misero personaggio, stecchito e magrissimo, cogli occhi imbambolati, che si solleva a stento da un basso letto a divano sormontato da un grande baldacchino, su cui giace accanto alle piccole pipe, alla lampadina accesa e ai bastoncini accusatori. Sorretto da noi entra nell' ufficio per farci constatare che non v' è alcun messaggio per noi.

Usciti dalla Ianghi Sciàr, facciamo una visita alla Missione evangelica svedese, situata fra le due città. Conta cinque missionari, tre uomini e due signore, dai quali otteniamo finalmente qualche notizia della guerra, ma frammentarie e incerte, che ci lasciano perplessi e dubbiosi più di prima.

Iàrcand è la più grande città del Turchestàn Cinese, di cui fu un tempo la capitale, e si estende oltre il perimetro delle mura in grandi e popolosi sobborghi ('). Il Forsyth ed i membri delle sue due missioni la descrivono sotto il dominio dell' Atalik Ghazi come città bene ordinata, pulita, gaia e prosperosa, con trattorie dove si faceva un' ottima cucina, migliori di quelle di Stambul (Z).

Noi non avemmo una impressione ugualmente favorevole. La città non contiene alcun edifizio o monumento degno di nota. Le moschee e le medressè (seminari o scuole teologiche) sono semplici e disadorne, senza minareti, senza traccia delle squisitezze architettoniche e dei ricchi rivestimenti di maioliche colorate che sono l' ornamento e la gloria delle città dell' altro Turchestàn, come Bocara e Samarcanda. Le principali sono la Moschea del Venerdì, intitolata al conquistatore Jakub Khan (l'Atalik Ghazi), che ha un alto portico sostenuto da colonne di legno coi capitelli scolpiti e dipinti ; e la medressè Abdullah Khan, dove alloggiano 50-60 mullah. La maggior parte della città è occupata dal bazar, colle vie quasi dovunque coperte, annaffiate il Giovedì, giorno di mercato, diviso in rioni dove sono raggruppate le diverse merci : merci povere, di uso comune ; nessuna dovizia d' arte, di gioielli, di metalli lavorati, di ricche stoffe. Le case sono basse, il maggior numero di un piano solo, tutte costrutte di fango ; numerose cisterne o serbatoi d' acqua, circondati di gruppi d' alberi sono disseminate un po' dappertutto. La popolazione è poveramente vestita, disadorna, per una buona metà di gozzuti, come a Khargalìk. I mendicanti, numerosi, formano un corpo professionale ; e la carità pubblica, oltre al loro, provvede anche al sostentamento dei prigionieri, sebbene, in teoria, essi siano

  1. Lo SHAW (1. c., pag. 459) nel 1872, stimava che la popolazione indigena di Iàrcand fosse almeno di 75000 abitanti • il FORSYTH meno della metà ; e il BELLEW e il CHAPMAN (v. il citato loro capitolo

nel Report del FORSYTH, pag. 36) la riducono a 20000.

  1. A quel tempo, esisteva ancora nel Turchestàn la schiavitù, abolita solamente nel 1897. Nei quattro anni precedenti (1893-1897) erano stati riscattati oltre a 2000 schiavi per l' opera zelante di Sir George

Macartney, il Console Generale inglese. (Vedi H. H. DEASY, 1. c., pag. 339).