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0220 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
History of an Italian Science Expedition to Himalayas, Kharakhorum and Chinese Turkistan(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / Page 220 (Grayscale High Resolution Image)

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doi: 10.20676/00000174
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178   CAPITOLO SETTIMO

è madre d' industria, e si finì per trovare un mezzo per vincere l' ostacolo. Venne mandato innanzi un branco di quasi cento fra zho e jak, i quali, una volta incanalati nel fondo della valle che mette al valico, con una settantina di uomini che li incita-

vano e   spingevano da tergo, non avendo altro scampo, finirono per aprirsi un
varco nella neve profonda, tagliandovi una larga trincea, nella quale poterono subito procedere altri animali tenuti pronti in retroguardia coi carichi. Ci vollero cinque giorni per aprire il passo, e nei dieci successivi, fra il 20 ed il 30 di marzo, 800 carichi vennero fatti traversare la catena e recati nella valle Sciàiok. Di qui, il materiale veniva poi portato su per la valle da altre carovane raccolte sul luogo.

Fu uno sforzo che si potè compiere solamente col buon volere e la costante cooperazione di tutti i funzionari del maharagia e delle autorità locali. E, dove non poterono arrivare i pubblici ufficiali, soprattutto nella requisizione pressocchè totale degli zho, jak e cavalli esistenti a Lè e nei distretti vicini, provvide l' influenza anche più autorevole del cusciok del monastero di Himis, e del suo tesoriere o ciagzot.

Questo per quel che riguarda la raccolta dei mezzi. Quanto alla esecuzione del trasporto, la sua riuscita è soprattutto dovuta alla intelligenza ed alla energia di un prezioso coadiutore della spedizione, Gholam Rasul Galwan, il più perfetto ed abile capo-carovana che io abbia conosciuto. È un maomettano di Lè, e parla, oltre al tibetano ed all' inglese, il persiano e la lingua turca dell' Asia Centrale. Ha accompagnato viaggiatori ed esploratori nel Tibet, nel Pamir, in Asia Centrale, attraverso la Cina e fin nel Giappone. I portatori hanno piena fiducia in lui e lo seguono docilmente ovunque, ed ha amici ed estimatori dappertutto, fra i Ladachi, i Tibetani, i Chirghisi ed i Sarti del Turchestan, e fu gran fortuna per la spedizione di averlo come direttore di carovana fin quasi al termine dei lavori.

Il 16 marzo mi raggiunsero a Lè il Dainelli, il Ginori e l'Antilli. Il 22 arrivarono l' Alessio e l' Abetti col Petigax, dopo aver completato le stazioni di Càrghil e di Lamaiuru, e disposero subito tutto l' occorrente per far stazione a Lè, nelle camere del bdngalo che non servivano di abitazione, e nei campi vicini, a monte della città, procedendo al consueto ordine di lavori gravimetrici, magnetici, astronomici, topografici ed alla registrazione e computo dei segnali di tempo radiotelegrafici. Quanto all' Antilli, questi capitoli sono abbastanza documentati dal suo lavoro, perchè abbisogni di parlarne particolarmente.

Il Ginori riprendeva le osservazioni meteorologiche incominciando dal confronto dei nostri strumenti con quelli dell' osservatorio di Lè, che è il più alto dell' Asia (3505 m. s. m.) e venne impiantato quarant' anni fa (nel 1882), e procedendo poi a raccogliere regolarmente i dati strumentali, e ad eseguire i lanci dei palloni piloti per lo studio dei venti.

A proposito dei quali palloni, solamente a Lè sapemmo che nel novembre dell' anno precedente, alcuni dei palloncini di guttaperca liberati nella stazione alta di Uasul Hadur, sopra Scardu, portati dal vento di nord-ovest, erano pervenuti fin nel territorio tibetano, andando a cadere sull' altipiano Rudok, a oriente di Lè. I corpi