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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0107 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 107 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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UN INVERNO NELLA CAPITALE DEL BALTISTAN, SCARDU   77

verdognolo. Lo specchio lucente dell' Indo si tingeva di tutti i colori del cielo e delle nevi e rifletteva purissime le imagini delle catene.

Dopo il tramonto, nel cielo d' un color caldo, fra il rosa e il viola, era una vera polvere di stelle straordinariamente luminose, non bianche, ma color berillio pallido, e per l' aria era come una luminescenza diffusa che lasciava distinguer bene tutti i particolari del paesaggio. La luna anche era così chiara che pareva un astro diverso dal nostro. Dal gran globo luminoso sospeso nel mezzo d' una volta di profondità infinita si spandeva una luce bianca così intensa che tutte le cose sembravan coperte di neve nuova e le ombre nere degli spigoli, solchi e canaloni facevano ai monti una architettura diversa dando loro una imponenza e una grandiosità indicibili.

Fin dal principio di novembre avevo incominciato a preoccuparmi della grave questione delle provviste per la campagna del 1914 nelle deserte plaghe del Caracorùm e del problema del trasporto. Il calcolo di quel che occorreva per alimentare i portatori e gli animali da carico per un periodo di almeno cinque mesi da passare sugli altipiani deserti conduceva a cifre che sembravano stravaganti, a raffrontarle colle risorse del paese che doveva fornire le provviste ; e naturalmente anche più insolubile sembrò da principio il problema di trasportare tutta questa roba, quando anche si fosse potuta raccogliere. Non sarei mai riuscito a combinare un piano attuabile senza la cooperazione del wazir-i-wazarat, non solo per la sua esatta conoscenza dei mezzi disponibili nel Bàltistan e nel Làdak, e per il potere che aveva di farcene approfittare, ma per la sua pratica della organizzazione e per l' intelligente uso di ripieghi e di espedienti ingegnosi. Con lui e col suo capo ufficio Balik Ram ebbi molte lunghe conferenze, ed i progetti concordati venivano man mano comunicati ai tesildar di Scardu, di Carghil e di Lè per l' esecuzione.

La provvista più importante era quella della farina d' orzo, detta satù. L' orzo è di una qualità speciale, senza lolla ; il grano è nudo e separato dal guscio come quello del frumento. Questa varietà cresce dai 2500 m. in su, e sembra che, coltivato ad altitudini minori, prenda il tipo dell' orzo ordinario ('). Non è quindi necessaria la mondatura, ed il grano, come è trebbiato, viene senz' altro arrostito in forni speciali e poi macinato, dando una farina con un buon profumo di pane abbrustolito, che è appunto il satù. Questo è la base dell' alimentazione dei Ladachi ; nutrimento dei più economici e convenienti per le carovane che viaggiano in paesi deserti e senza combustibile, perchè è già cotto. Ce ne occorrevano trentasei tonnellate. Poi veniva il burro fuso (ghi), versato e rappreso in otri di pelli cucite col pelo all' interno, e

(1) Vedi il LAWRENCE, 1. c., pag. 341. SIR HENRY YULE (The Book of Ser Marco Polo the Venetian, seconda ediz., Londra, 1875, Vol. I, pag. 171), fa rilevare che questa varietà di orzo senza lolla era già menzionata da Marco Polo nel Badakshan (Afghanistan). Il MOORCROFT (1. c., Vol. I, pag. 271 e segg.), menziona sei varietà di hordeum nudum, glabrum, coltivato nel Làdak, ed osserva (a pag. 277) che, seminato in clima caldo, diventa orzo ordinario, e che l' opposto accade dell' orzo comune trasportato in montagna. L' involucro del grano si spacca quando esso è maturo, ed il grano appare nudo.