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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0444 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 444 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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372   CAPITOLO TREDICESIMO

raie : salvo le deviazioni alle quali ci avesse obbligato il rilievo topografico. L' altipiano delle Dèpsang è limitato a Settentrione dalla doccia valliva del Cip-ciàk, affluente dello Sciàiok poco sotto la sorgente di questo dalla fronte del grande ghiacciaio di Rimu, e scorrente dalla direzione di Est. Non potevamo avere dubbi : dovevamo risalire la valle del Cip-ciàk, la quale ci portava proprio nella direzione voluta. E così partimmo con la nostra duplice carovana : quella permanente e quella sussidiaria.

Questa escursione prometteva esperienze ancora nuove : si trattava di trovarci il cammino attraverso una regione sconosciuta, raggiungere la nostra meta prefissa, e tornare al campo-base prima che gli approvvigionamenti fossero finiti ; e per via calcolare il nostro tempo e commisurare le nostre marcie in modo, da tornare — non in ritardo — a quei depositi di viveri che fossimo per lasciare dietro di noi. Per essere, poi, più leggeri, non avevamo uomini, non dico inutili, ma nemmeno superflui : cioè non un capo carovana, non un servo nè un cuoco. Si lavorò anche noi a smontare e rimontare i campi ; l' amico Marinelli, che è sollecito tanto a coricarsi la sera quanto ad alzarsi la mattina, ebbe l' incarico di preparare la prima colazione ; io accudii ai due pasti più forti : non furono pasti luculliani, ma non morimmo di fame. Tacitamente, poi, presi la direzione della carovana, pur consultandomi sempre con 1' amico : un po' per la esperienza maggiore che avevo acquistato dopo tanti mesi di escursioni continue, un po' perchè mi ero impossessato di qualche diecina di parole indostane, un po' anche per la maggiore conoscenza che avevo dei Ladachi, ed in specie della nostra carovana permanente.

Essa era infatti composta solo di uomini di Timosgàn ; ed alcuni avevo conosciuto fin da quando mi fermai, tra Calatzè e Le, nel loro villaggio ; d' altra parte, più che io non conoscessi loro, essi conoscevano me, che nel paese avevo acquistato una certa notorietà benevola, per la mia mobilità anche con condizioni avverse e per l' interessamento che avevo dimostrato verso tutte le manifestazioni della loro vita.

Furono uomini insuperabili. Trattati senza tentennamenti ma con dolcezza, premiati quando un premio era meritato, si dimostrarono sempre volonterosi e pronti a qualunque richiesta di lavoro superiore al normale. Sempre allegri e sereni, non sapevano che sorridermi anche quando, curvi sotto il carico, ansavano su per le erte salite di roccia, di detriti o di neve. Anche quando le nostre escursioni estive finirono, — giacchè questi uomini ci hanno poi sempre accompagnato, — era manifesto che in essi il dolore di lasciarci era più grande del piacere di tornare alle case lontane. Due sopra tutti mi stavano vicini, e voglio ricordarli : Namghiàl e Sonàm Conciòk, l' uno e l' altro quasi riassumenti le virtù e i meriti della loro razza e dei loro compagni di carovana. Ed il secondo, — quando tutti i Ladachi scesero al basso verso l' Indo e noi volgemmo al Settentrione verso il Turchestàn, — ci accompagnò ancora, questa volta in veste di uomo di fiducia, fino a Càshgar ; e quando qui finalmente ci dovemmo separare, non nascose una commozione, semplice quanto sincera. Con gente come i Ladachi si può fare quanto si vuole.