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『東洋文庫所蔵』貴重書デジタルアーカイブ

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0526 Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1
Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 / 526 ページ(カラー画像)

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doi: 10.20676/00000174
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446   CAPITOLO SEDICESIMO

stato costruito recentemente dai Cinesi, per sostituire quello di Sciaidulla, che, infatti, mi fu detto essere ora vuoto e abbandonato.

Oltrepassata la stretta di Sciaidulla, il Caracàsh si rivolge verso Oriente per un lungo tratto, prima di tagliare la catena del Cuen Lun per raggiungere i piani desertici del Khotan (1). Da questa porzione della valle si dipartono tre vie che traversano la catena Cuen Lun conducendo alle oasi dell' Asia Centrale, per i valichi Carlìk Dauàn, percorso di raro, Chiliàn Dauàn (5075 m.) e Sangiù Dauàn (5075), a Oriente dei precedenti. Per quest' ultimo uscirono dai monti il Dainelli e il Marinelli dopo essersi definitivamente separati da noi il 26 agosto per ritornare in Italia (2).

A Sughèt rimanemmo in quattro, il Wood, l'Albetti, il Ginori ed io. I lavori della stazione geofisica ci trattennero dieci giorni. Le osservazioni di gravità si dovettero prolungare oltre il consueto, perché il tempo nuvolo ostacolò i lavori astronomici ad esse connessi. Si ricevettero regolarmente, con percezione nettissima, i segnali di tempo radiotelegrafici, sebbene la distanza dalla stazione trasmettitrice di Lahore divenisse sempre più grande, e crescente il numero delle catene di montagne interposte. Il Wood fece la triangolazione ed il rilevamento del terreno attorno alla stazione.

Soffiò sempre il vento molesto, spesso impetuoso, da cui ci difendevano male le basse mura entro le quali eravamo accampati. L' aria è permanentemente torbida e il cielo velato dalla fina polvere sospesa. Il vento soffia quasi costantemente ad Ovest, almeno di questa stagione ; però i massi di granito disseminati per la valle sono usurati e scavati di buche dalla sabbia eolica sopratutto sulle faccie rivolte a Est. Può darsi che l' usura sia prodotta da vortici e risucchi d' aria. Avvezzi da mesi al clima dei 5000 metri, e più su, la temperatura ci pare calda, e proviamo anche il senso di stanchezza fisica e di svogliatezza causato dai bruschi cambiamenti di pressione, sia che dal basso si salga dove l' aria è più sottile, sia che dopo un soggiorno prolungato a grandi altitudini, si scenda in aria più grave.

Il funzionario cinese si dimostrò premuroso ed ospitale ; ma solamente cinque giorni dopo il nostro arrivo fece ritornare una giovine donna, vestita alla iarcanda, colla quale convive, e che senza dubbio lo aiuta a sopportare l' esilio solitario in questo luogo di desolazione. L' aveva dapprima mandata a Sciaidulla in fretta e in furia quando seppe del nostro prossimo arrivo a Sughèt, volendo prima rassicurarsi sulle intenzioni di questi diavoli d' Occidente.

(') H. von SCHLAGINTWEIT osserva con ragione che i fiumi a settentrione del Caracorùm, lo Iàrcand, il Caracàsh e il Cheria, traversano o girano attorno alla catena del Cuen Lun, precisamente come fanno l' Indo e il Brahmaputra rispetto all' Himàlaia (v. op. cit., Vol. II, pag. 7).

(2) Essi seguirono la grande via carovaniera dell' Asia Centrale, per Khargalìk, Iàrcand e Càshgar, di dove traversarono la catena Tien Sciàn, per la stessa via percorsa più tardi dal resto della spedizione, raggiungendo il Ferganà e la ferrovia del Turchestàn Russo. Questa li portò a Mosca e a Pie-

trogrado, di dove, dopo attraversata la Svezia, la Germania e la Svizzera facevano ritorno in patria un mese e mezzo prima di noi.