国立情報学研究所 - ディジタル・シルクロード・プロジェクト
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Storia della Spedizione Scientifica Italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn Cinese(1913-1914) : vol.1 | |
ヒマラヤ、カラコルム、中国領トルキスタンへのイタリア科学派遣団の歴史(1913-1914) : vol.1 |
ESCURSIONI INVERNALI NEL BALTISTAN 109
Non importa ch' io ripeta quali erano le mie occupazioni : erano le solite ed eran molte ; ma la varietà loro me le rendeva più leggere. Al ghiacciaio Scerpigàng posi segni di riferimento sulle roccie prossime alla fronte, come già avevo fatto al Baltoro e al Ciogo Lungma : chi sa mai chi li riscontrerà, e dopo quanti anni ! Del resto mi sono fatto la convinzione che le oscillazioni frontali di queste immense lingue ghiacciate del Caracorùm sieno poco intense : certo assai meno intense di quanto non verrebbe fatto di aspettarsi da ghiacciai così grandi. Ma inclino a credere che la stessa loro lunghezza faccia sì che giungano alla fronte estrema assai attenuati quegli effetti delle oscillazioni climatiche, che nei nostri ghiacciai vallivi delle Alpi si traducono nell' alternato avanzarsi e retrocedere della loro lingua terminale. Deve influirvi la stessa tenuità delle oscillazioni climatiche : più ci si addentra, verso nord-est, in questa eccelsa massa continentale, più scarse sono le precipitazioni, — le quali sono sempre nevose. Ed è ben naturale che, quanto più scarse esse sono, tanto più piccole sieno le loro variazioni. Non ho ancora elementi positivi per indicare l' andamento della linea delle nevi eterne : certo però essa si innalza, notevolmente, verso nord-est. Si può osservare intanto come si inalzi la elevazione delle fronti dei ghiacciai : il Ciogo Lungma l' ha a 2827 m., il Biafo a 3063, il Baltoro a 3421, lo Scerpigàng a 3664, il Sciàcen a 3703. E una progressione continua : finchè, ancora più ad Oriente, si salta ai 5000 m. della fronte del Rimu, — la nostra meta estiva — ; ma lì siamo già in pieno altipiano.
Corn' è bello, la sera, — riordinando gli appunti, — cercar subito la spiegazione ai fatti osservati durante la giornata. Allora, — pur che un buon fuoco scoppietti vicino al piccolo tavolo improvvisato, — si dimentica anche il penetrante « odore dell' est » della povera casa di Corcùndos, e questa pare quasi una reggia.
Quante ne ho cambiate, di regge ! Quasi una per giorno. Anche nel ritorno verso Scardu giù per la valle dello Sciàiok e poi dell' Indo : perché abbiamo sempre avuto l' avvertenza, il Vuasìr ed io, di non far mai sosta nei villaggi nei quali ci eravamo fermati nell' andata, e questo con lo scopo, — lui per le sue inchieste amministrative, io per le mie scientifiche, — di veder paesi e case e genti sempre nuovi. Possibilmente cambiavamo anche riva ; eravamo saliti, ad esempio, lungo la sinistra : discendevamo poi lungo la destra. E così giù per l' Indo tra Chìris e il bacino di Scardu : nel quale sboccammo in quel dedalo strano di grandi rocce e di piccole valli morte, che è presso allo Strangdogmo.
Siamo arrivati alla nostra base, chè i compagni già parlavano della futura partenza : bene, dunque, per chi non ama, — come me, — le sedi fisse.
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